per i bambini ucraini mi dispiace, ma…

…eh! l’ho capita la questione della sanzioni contro Putin per fermare la guerra, e che Zelensky ci avverte “che altri bambini muoiono, servono più sanzioni”, e lo so che è terrificante e triste quello che succede ai bambini ucraini ma se li aiuto la mie bollette di casa e d’azienda salgono, la benzina costa di più, così fare la spesa ecc. ecc., che anche il commercialista me lo ha già detto!

Ma se un dittatore sanguinario fa la guerra e altri la fomentano perché devo essere io a rimetterci
che ho già tanto cui pensare tutti i santi giorni che nostro signore manda in terra:
e fan presto a parlare di sacrifici quelli nelle trasmissioni che però a loro tra gettoni tv e accademie e parlamenti cambia poco.

Cioè, già tenere mia madre in casa di riposo mi costa un occhio, mio figlio piccolo piange se non si va al mare in agosto e in crociera per Natale (come nella pubblicità della MSC Crociere)… e non vorrei negargli le lezioni di violino e tiro con l’arco, quella grande poi, appena laureata, il prossimo anno dio solo sa quanto mi servirà per mandarla a completare gli studi a New York come ha fatto Veltroni.
…e gli abbonamenti telefonici, a Sky, a Netflix e DAZN costano, lo sapete tutti! e che caspita non posso godermi nemmeno un film o un partita quando torno a casa la sera?
Poi vorrei andare anche quest’anno alla Biennale di Venezia e lì si sa gli alberghi che cifre hanno, che poi se non ci vado cosa racconto agli amici mentre facciamo aperitivi a Gewurtztraminer in terrazze vista colline e mare al suono di jazz indiano ed elettronica francese? E il SUV nuovo? Tutti i miei colleghi ne hanno uno tedesco e io ancora con quello coreano; inizia a essere frustrante.


E non è mica finita! Il solito fine settimana al mese in un resort toscano non posso certo negarlo a mia moglie che altrimenti si lamenta d’avermi dedicato la giovinezza per poi finire a controllare che la domestica moldava spolveri bene senza danneggiare l’antiquariato e il vintage che negli anni abbiamo così faticosamente trovato in giro per l’Europa.
Quasi dimenticavo; c’è il corso da sommelier, ci sono le lezioni di Yoga, c’è l’abbonamento della palestra dove devo andare a consumare energia elettrica sul tapis roulant per riuscire a bruciare calorie ingerite per nevrosi e noie onde evitare ritrovarmi a pancia in fuori… che sarebbe alquanto disdicevole per la mia autostima e per quell’attrazione sessuale ancora suscito anche grazie al mio look sempre al passo di vetrina in attempate colleghe e divorziate incrociate al supermercato. Il tutto senza calcolare che mia moglie mi ha già anticipato che regalo desidera per i suoi 45: come faccio a rifiutarle una ritoccatina a labbra e seni e glutei che saranno un bene anche per me… ah ah ah.

Insomma, pagare le tasse per regalare armi non mi piace, come non bastassero quelle che paghiamo per dare da bere mangiare e dormire a quelli che arrivano dall’Africa, adesso ci saranno anche le ucraine con i loro figli, cosa dobbiamo fare di più?

E non siamo ipocriti, di bambini nel mondo che muoiono sotto le bombe di stenti ce ne sono a migliaia da sempre, cos’è adesso sta fissa per l’umanità?

Giuseppe Giusva Ricci

Astensionismo orgasmo del Potere

Certo che è una bella possibilità, il 25 settembre, non andare a votare… far vedere a quel branco di furbastri, mistificatori, avidi, vagabondi, vanitosi, smidollati e corrotti che non avranno la nostra delega e la nostra partecipazione. Si sa: il vuoto ammalia e il nulla seduce.

Motivi ce ne sono per tutti i gusti e per tutti i redditi – anche se quelli più in alto nella piramide (non più piramide) economica godono eccome se le cose non funzionano e se tutto va storto…

Per non andare a votare sarebbe sufficiente l’idea semplicistica ma non del tutto sbagliata quanto fuorviante che alla fine non cambierà nulla tra tasse e inefficienze e degrado e altri svaghi cui siamo sottoposti da questa “classe dirigente-negligente” che si divincola tra privilegio, inettitudine e inadeguatezza.

Si può addirittura pensare di fargli un torto che meriterebbero… ai cosiddetti politici, negando loro una qualsiasi vicinanza, sottraendosi in modo aggressivo quanto individualista a quella che si può percepire anche come una complicità nel governare – che è “sempre” mal fatto e attaccabile nel pensiero debole…. piove, governo ladro.   

Però non è cosi facile, non è così semplice, in realtà le cose stanno diversamente.

Il patto fra politica e società non contempla e non offre alcun valore costruttivo nella non partecipazione – certamente può essere un segnale e un grido di sdegno ma questo non è  recepito se non solo a chiacchere sull’astensionismo – e anzi rende ancora più libero il delegato, ancora meno responsabilizzato nel suo agire che comunque rimane legittimo e legittimato e anzi più libero di potere il Potere.

Ancora, quando si pensa all’astenersi (all’astensionismo come fenomeno) non si può non individuare un aspetto tragico della situazione politica nel nostro Paese, perché rivela come neppure le legittime perversioni personali servono più da stimolo alla partecipazione, e ciò implica che l’individuo percepisce la politica come elemento irrilevante per la risoluzione dei problemi sia dell’individuo sia della collettività, e di conseguenza, in circolo vizioso, questo si arrende al gioco del Potere che mira solo ad autoriprodursi senza curarsi delle proprie responsabilità sociali.

L’astensionismo dunque si fa “legittima” e cieca resa, ma ancora di più dramma socioculturale, del tutto favorevole ai Poteri già saldi nella stagnante stabilità di non progresso sociale in tutte le sue diramazioni: quieta non movere et mota quietare.

Di fatto, le lotte novecentesche che i “popoli” hanno attuato per raggiungere il diritto di scegliere oggi viene rifiutato, snobbato, sottostimato non tanto in nome di un anarchismo che sarebbe anche nobile ma al grido di una pseudo virtù ipernarcisistica e antisistemica solo alla moda.

Questa tornata elettorale poi è ancora una volta più speciale delle altre, ci sono questioni cruciali e dirimenti che la storia ha posto di fronte all’Europa (come nostra casa d’appartenenza), al Paese e ai cittadini; e la tragedia è che a scegliere il futuro dell’Italia saranno da una parte dei figuri incapaci a fare del Bene Comune la prima istanza e dall’altra dei capacissimi a far del male: che fregatura!

Quindi, carissimi, il narcisismo (o l’incazzatura mal controllata ) che si cela dietro l’astensione non attenuerà la percezione del “fanno tutti schifo in egual modo” o del “nessuno mi rappresenta” – caratteristica quasi impossibile tra l’altro, né salverà alcunché di personale, e ancora peggio non migliorerà l’andazzo generale per tutti: come decine di volte negli atti quotidiani è il compromesso magari anche egoistico o in perdita che occorre scegliere: non fosse altro per evitare quello che si crede peggio.

Non volete scegliere? Ok! Fortunatamente c’è libertà, ma non si creda di essere meno responsabili di e su ciò che avverrà, anzi: è proprio così che si ottiene semmai quel “mega partito della nazione” che indifferenziato e accozzaglia tecnica, sarà certamente e completamente al soldo di altri Poteri con meno referenza popolare.

Se non si partecipa “Loro” hanno già vinto perché gli si rende conclamato il fatto di non essere “sotto osservazione”, perché hanno convinto che il diritto è inutile, perché hanno innescato proprio quella rassegnazione che li rende “dominanti”, che ci rende “dominati”.

Le élite, storicamente, si sono sempre mosse per fare in modo che le maggioranze non partecipassero, e ora che si può partecipare sono proprio le maggioranze a regalare questo spontaneo abbandono del diritto.  

Buona Fortuna a tutti noi.

_Giuseppe Giusva Ricci_

_ artwork: Laurie Lipton _

Veleno per tutti.

28 agosto 2021, se durante una manifestazione NO-GreenPass un gazebo del M5s viene assaltato e distrutto mentre altri giornalisti sono costretti a scappare perché anche loro aggrediti: sono solo “logiche” (naturali e ovvie) conseguenze di quell’avvelenamento dei pozzi che la propadanda del M5s ha innescato in un decennio di retorica scientemente e stupidamente antisistemica (antisistemica sto cazzo!) che lo stesso gruppo politico-aziendale (con molti dei suoi adepti principali) ha adottato per raggiungere le istituzioni e il potere sfruttando le esasperazioni, le ignoranze, e gli istinti più reazionari di una parte molto cospicua del popolo italiano.

Ora, non solo da ora (ricordiamo le liste di prescrizione dei giornalisti e le precedenti aggressioni: quella più nota di Ostia nel novembre 2017), le liturgie linguistiche del Movimento hanno sempre sottointeso una sorta di legittimità all’odiare tutto ciò che era istituzionale o in qualche modo contrario a ipotetiche-fantasmagoriche “verità”o “libertà” in mano solo ai più “furbi” capaci di informarsi su canali non diretti da oscuri gestori del sistema.

Quello che accade oggi, nel contesto sociale distorto e drammatico e annichilente della pandemia, è solo il frutto di una politica costruita su infinite mistificazioni e semplificazioni che hanno concretato l’azione più abbietta di chi avrebbe semmai dovuto fare politica e interessarsi del bene pubblico e sociale: ossia non attentare mai agli istinti sociali di base quali la convivenza pacifica, quali – ad esempio – il rispetto delle verità scientifiche.

Oggi le occasioni che i cittadini hanno per ergersi a difensori di autoproclamante libertà e verità sono molteplici, e in modo folle, irresponsabile e violento queste seguono l’esempio ricevuto, formato dall’abnorme equivoco che il M5s ha creato per ottenere quel favore pubblico che grande successo ha poi riscosso elettoralalmente, senza curarsi di quali strascichi avrebbe potuto lasciare sul sentire comune e sul modo di approcciarsi a grandi questioni o problematiche.

Quindi, purtroppo / come scrissi in Oscure Stelle – 2019 – nel capitolo dedicato alla lettera aperta a Beppe Grillo e al M5s / le conseguenze civiche del passaggio del Movimento su questo Paese sono ormai visibili occhi di quasi tutti, sono ormai problema di tutti:

“Voi non avete avuto alcuna pietà nello scarnificare e infettare di virulente fandonie la cultura popolare fino a quando queste si sono costituite in credenze, in dogmi aberranti fondati sulla ripetizione ossessiva e telematica di menzogne preconfezionate, obbligando partedi quello stesso popolo al permanente conflitto con chiunque non si riconoscesse negli stessi dogmi, alla diffidenza innaturale, al sospetto violento e continuo, all’instaurazione di un clima aspro che poi milioni di individui (nonostante la loro buona fede, forse) hanno scambiato per normale prassi politica e lotta sociale. Avete sì fatto una “rivoluzione culturale”, ma quale tipo di nuova società avete creato? Quale tipo di società state lasciando al vostro devastante passaggio?

Avete elevato le allusioni e le insinuazioni a paradigma, così da instaurare un dogma fideistico e mistico in cui nulla è più reale. Avete sfruttato una società troppo esasperata e confusa per potersi difendere dalla Vostra induzione all’equivoco, l’equivoco che ha confuso l’opinione traducibile in like o cuoricini sui social con il voto politico (che è cosa ben più seria). Avete legittimato una società che con leggerezza ha scambiato il legittimo e sacro valore dell’Opinione con l’Indiscutibilità delle Verità scientifiche, siano esse tecniche o umanistiche: avete lasciato alla realtà una sorta d’isterismo che è anche misticismo, oscurantismo e idolatria […]. Avete instaurato il regime della propaganda immorale, basata su uno storpiamento morale del giusto e dell’ingiusto, in fondo incurante dei suoi effetti socioculturali.”

Ora siamo nell’irreparabile perchè avete “giocato” con le anime, perchè anche una sparizione elettorale e dagli orizzonti politici ha ormai inputridito il senso comune, il modo di pensare e trovare soluzioni: e gli eventi di intolleranza come quello di ieri rappresentano solo la parte più evidente di un declino civile che avete accelerato.

Giuseppe Giusva Ricci

Moderni Fascismi, Caos e Web

Moderni Fascismi, Caos e Web

Come fa il web a riprodurre il caos utile ai Poteri?

Con l’avvento di possibili quanto illusorie dinamiche pluridirezionali che la televisione non permette, la rete appare diversamente utile ai fruitori, ma è una NuovaTV, dotata di infinite appariscenti forme partecipative, capaci di illudere l’individuo di farsi broadcaster quando invece, al limite, può essere solo un operatore a costo zero per il vero media; ancora uno schermo piatto e luminoso che in fondo scherma dalla realtà senza proteggere da essa. Quasi tutto, al suo interno, crea caos conoscitivo che si fa patologia.
L’utilizzo principale di Internet riguarda i social network…SocialDeadWork. 

Questi agiscono sul bisogno di esprimere e mettere in comune le proprie idee e opinioni, in un mondo in cui né il Potere né nessun altro pare voglia ascoltare; tutti hanno bisogno di dimostrare a se stessi d’esistere con parole e immagini (foto, selfie, ecc): di sentirsi appartenenti a una qualsiasi forma di agglomerato sociale con caratteristiche minimamente condivise. Queste transazioni binarie però non sottendono una comunicatio (cum = con + munire = legare/costruire + atio = azione; mettere in comune, far partecipe) di tipo allocutorio; la solennità e l’autorità decadono per lasciare spazio alla circolazione di notizie consultive/conversazionali tra i connessi. Tramite i social chiunque, spesso senza poter essere individuabile, può diffondere verità quanto assurde menzogne preconfezionate (bufale e fake) basate sulla verosimiglianza e sulla fascinazione generale per le verità nascoste.
Nei SocialDeadWork s’innesca l’alienante sovraccarico informativo che conduce al Caos, alla polverizzazione delle Verità messe in discussione da chiunque e dalla natura ultrarapida del mezzo; e quando le fonti ufficiali (testate giornalistiche, ecc.) e singoli personaggi politici (entrambi mossi da precise finalità di persuasione) si aggiungono agli individui già esasperati nell’attività condivisoria/comunicativa è collaterale e devastante lo svilimento quasi irrimediabile dell’attendibilità di tutti gli ambiti informativi, tanto che il sociologo Gérald Bronner, nel suo La démocratie des crédules [2013] arriva ad affermare che “[l]a diffusione virale di notizie fai-da-te ‘prodotte’ dalla rete ha conseguenze nefaste. La mancanza di trasparenza e del dubbio metodico crea nei cittadini diffidenza, inquietudine e sospetto”.

In queste condizioni, il caos informativo cela l’illusione sia della partecipazione sia dell’esistenza di una libera informazione, in realtà ri-promossa dalla rete solo in funzione dei ranking dei motori di ricerca predisposti a far sopravvivere i contenuti più cliccati e popolari e non quelli più Veri.

Complici l’impreparazione del pubblico e la frustrazione da non accesso al potere, con la proliferazione delle falsità si formano consapevolezze deviate basate su metainformazioni, si compatta una massa di soggetti già ideologicamente affini, si concretano elementi di coesione fittizia primordiale e tribalistica e si amplia il dibattito pubblico ma solo in modo formale; in breve, si crea l’illusione della partecipazione utile ai gestori del Potere per ottenere in tempo reale gli spostamenti dell’opinione pubblica.
Anche la non riconoscibilità delle ipotetiche informazioni d’origine autorevole è proficua per il caos; la voce delle figure esperte (intellettuali, ricercatori, tecnici, ecc.) non solo si perde e si annulla tra le innumerevoli altre opinioni maggiormente dotate di strutture di diffusione preorganizzate, ma tace riconoscendo la superficialità del canale mediatico e l’essenza compromettente della moderna agorà del nulla e del marketing, la quale pur dotata di caratteristiche in grado di suggerire nuovi metodi di conoscenza (diversamente libera da quella dei media tradizionali) produce nuovi limiti alla circolazione delle opinioni, che finiscono per essere estremamente inficiate dalla soggettività e dall’infinità facilità di diventare pubbliche – non a caso il loro ottenimento è gratuito (e quando un servizio è o appare gratuito per l’individuo, il prodotto è l’individuo che ne fruisce).
Diffidenza permanente e inquietudine: questi sono i fenomeni sociali utili alla non-politica della non-Società. La nevrosi dei metodi conoscitivi, l’inattendibilità, l’importanza sublimata, la quantità abnorme delle istanze e le relative informazioni; queste le efficienze negative utili a disorientare.

Teoremi affascinanti, gratificanti e consolatori: questi i contenuti che ottundono e seducono, che valicano l’irrazionalità, illudendo di una nuova libertà. È evidente che un moderno fascismo sta agendo per concretare una credulità sfruttabile nel subordinare il senso delle cose e instaurare una meta-coscienza collettiva, basata su un illusorio autogoverno individuale che quasi mai abbandona l’individuo a se stesso e lo precipita invece nel caos tra i tanti se stessi.
Ciò che rende operante l’omologazione basata sul sapere lieve fu individuato dallo scrittore americano Mark Twain. Nel suo License of press (1923), Twain definì quali sarebbero state la leve utili alla conquista e alla gestione sia delle idee pubbliche sia del conformismo socioculturale, indicando nella differenza tra il sentire (emotivo) e il pensare (razionale) il funzionamento generale e la suscettibilità alle informazioni di quella che definiamo opinione pubblica: “[n]on facciamo altro che sentire, e l’abbiamo confuso col pensare. Da ciò si ottiene solo un aggregato che consideriamo una benedizione. Il suo nome è opinione pubblica. È considerata con riverenza. Risolve tutto. Alcuni credono sia la voce di Dio”.

Twain paragonava l’opinione pubblica a un’abitudine, e pensava che quest’ultima non meritasse rispetto perché frutto di credulità originata dal disimpegno e dall’incuranza che il moderno individuo medio prestava alla ricerca delle conoscenze già superficialmente gestite e mistificate. Sentenziava così che “la Verità dorme nei nostri cuori, per stanchezza o opportunismo” e indicando sia l’andazzo di una quotidianità individuale indaffarata e non disponibile all’uso della testa quanto a quello della pancia; la supremazia del sentire (indotto da istinti egoistici, nevrosi e frettolosità) sul pensare (necessitante di sforzo, tempo, volontà, preparazione e capacità di desaturarsi dall’azione di disturbo proveniente dall’eccesso informativo).
Se adottiamo il concetto di invasione degli imbecilli esposto da Umberto Eco nel giugno 2015 è palese che l’imbecillità è il presente della cultura di massa del nostro paese, proprio come il potere ha voluto; che per il filosofo e matematico Giulio Giorello sarebbe fondamentale evitare: “[p]er evitare la stupidità occorre saper ridurre l’arbitrario nella descrizione dei fenomeni, avendo presente che il nemico del vero non è il falso, bensì l’insignificante” (Di nessuna chiesa, 2015).


_estratto da Nemici Politici_Pubblici Nemici [2017]

Ho guardato Chiara Ferragni Unposted

Se nelle stesse ore su Canale5 c’è il Grande Fratello Vip, la scelta è semplice, perché nonostante la volontà di ignorare certe figure moderne, occorre tentare di capire.

Così ho guardato Chiara Ferragni Unposted e ho visto un missaggio d’immagini della Chiara Ferragni di adesso e di lei bambina, uno spettacolo pretenzioso-moderno di genitori dediti a videoriprendere vacanze, momenti in famiglia e altri ovvi frammenti di vita benestante e borghese deliziati da una bambina già a suo agio di fronte a una telecamerina e mi è solo venuta un po’ di tristezza – anche un po’ di noia – diciamolo: la richiesta del Codacons di non mandare in onda Unposted era veramente assurda: non è certo il fenomeno Ferragni il problema di questa epoca.

Unposted, coacervo di filmati originali evidentemente predisposti al pari di un qualsiasi making-of o behindthescenes, che di fatto sono registrati proprio con l’intento di rivenderli come riprese inedite di momenti autentici, spontanei, non costruiti (con questo docufilm, la Ferragni imprenditrice ha venduto le sue immagini originali di bambina e adolescente, più altre inedite quanto “casualmente” molto ben riprese degli ultimi anni).

In Unposted va in scena l’apologia dell’autodeterminazione e della realizzazione economica più volgare, anche se socialmente accettata, un concetto obsoleto figlio della filosofia del self-made man ormai imputridita nelle conseguenze socio-economiche e culturali che oggi tutti abbiamo sotto gli occhi, che contempla sempre uno strisciante e subdolo realizzarsi ai danni di qualcun altro; e anche se hai un marito modaiolo (Fedez) che s’atteggia, che invita i seguaci sui social allo Stop Global Warming (ferma il riscaldamento globale, NdR) in occasione dell’International Earth Day (la Giornata Internazionale della Terra, NdR), l’abisso del perseguimento del profitto ha già oscurato l’anima e ogni altra istanza, e non ti puoi fermare (vedi foto) di fronte ad altri ricavi da mettere a bilancio, di fronte agli allevamenti intensivi che sono grave anche se parziale causa della distruzione generale.

In Unposted c’è ancora l’esaltazione del successo contrapposto al fallimento, entrambi indici di qualità della persona: a questo va aggiunto il contesto che è quello della moda, ossia l’apice del sistema fatto di propaganda imperniata sul gusto an-estetico che si basa sull’alienazione e la frustrazione esistenziale di chi è suscettibile al vacuo. Nel caso specifico questo è possibile grazie alla neo-professione di Chiara Ferragni che fa l’influencer, che significa “colei che influenza”, ma che preferirei tradurre con “colei che condiziona”, un mestiere che ovviamente va ad agire sulle dinamiche psicologiche più deboli dei servi dell’apparire e di un sistema impostato sul consumismo di beni con alto tasso d’obsolescenza pianificata, ma che si impone al grido di “guarda come sono bella” – e che l’industria della moda sia la più inquinante dopo quella carbo-petrolifera non importa a nessuno e quasi nessuno lo sa, il tutto mentre il pianeta va a puttane tra desertificazione, ghiacci che si sciolgono, poveri che annegano e ventenni che vogliono provare l’eroina e muoiono al debutto.

È stata molto brava Chiara, una fuoriclasse – questo non si discute – nel farsi da sé sfruttando legittimamente l’imbecillità imperante della non-società, sfruttando un talento naturale e privo di ogni sciocca remora e/o timidezza che appartiene ai comuni mortali nel mostrarsi in scene che in una società degna di questo nome non avrebbero mai l’importanza e la dignità universale per essere immortalate e condivise con qualsiasi pubblico; invece, senza presagirlo del tutto, da essere umano del suo tempo la Ferragni lo ha fatto e il mondo le ha dato ragione di una ragione irragionevole: è la modernità, baby!  

Insomma un farsi da sé tutto declinato al femminile a sfiorare un iper-femminismo più volte sottilmente evocato dalla stessa protagonista, fiera di essere riuscita senza l’apporto di uomini. Una donna manager di sé stessa, che voleva solo essere sempre la versione migliore di sé stessa: come il più classico e troglodita degli uomini d’impresa.

Bene, molto bene per Chiara che si sente riuscita e soddisfatta, mi fa sempre piacere vedere qualcuno che s’inventa un modo per evitare la fabbrica; peggio per le migliaia e migliaia di ragazzine che tenteranno di riprodurre un miracolo che vedono solo in minuscola parte, quella patinata che passa sui social e in TV, senza capire quanto lavoro ci sia dietro: ancora una volta un modello educativo impregnato di elementi sfolgoranti e luccicanti, dunque mistificatorio, inesatto, fuorviante, che per alcuni sarà tragedia esistenziale dato che la rincorsa all’emulazione sarà vana. 

Giuseppe Giusva Ricci

I carnefici di Willy ? Non sono bestie, sono ragazzi moderni (perfettamente riusciti).

Gli aggressori di Willy non sono nati assassini (o almeno non oltre la primordiale propensione di cui tutti disponiamo in qualche angolino più o meno oscurato dalla rete delle cosiddetta civiltà).

Non è vero che siamo tutti responsabili, o meglio, ci sono “figure” con più responsabilità, la “nostra” – per alcuni di noi -, sta nel fatto di non aver agito in tempo, per altri tantissimi di essersene fregati da sempre per comodità; la “nostra” responsabilità sta nel non aver “tirato giu” tralicci di ripetitori televisivi, e nell’aver accettato qualsiasi contenuto della produzione culturale di massa.

Guardate, nelle foto, (se avete voglia cercate i loro profili Instagram, uno a caso, al di là degli eventi: @_gabrielebianchi_ ) i loro volti, i loro segni identificativi, quell’AK-47 Kalashnikov dorato al collo, la loro “estetica”, i loro vezzi, le loro volontà tatuate e le loro schiavitù omesse: sono l’emblema delle loro essenze; più della “frase incipit” che recita: Sono laureato alla facoltà quella del non rispondere!

Si potrebbe scomodare Pasolini, molto, ma basti quel che segue, chi ne conosce certi scritti sa che era già tutto scritto, sa che l’inferno della violenza di macchine che sbattono tra loro sarebbe venuta a galla in tutto il suo orrore infinitamente correlato alla dittatura del consumismo.

I figli che ci circondano, gli adolescenti, sono quasi tutti dei mostri. Il loro aspetto fisico è quasi terrorizzante, e quando non terrorizzante, è fastidiosamente infelice. Orribili pelami, capigliature caricaturali, carnagioni pallide, occhi spenti. Sono maschere di qualche iniziazione barbarica. Oppure, sono maschere di un’integrazione diligente e incosciente, che non fa pietà […] I loro occhi sfuggono, il loro pensiero è perpetuamente altrove, hanno troppo rispetto o troppo disprezzo insieme, troppa pazienza o troppa impazienza. Hanno imparato qualcosa di più in confronto al loro coetanei di dieci o vent’anni prima, ma non abbastanza. Nei casi peggiori, sono dei veri e propri criminali. Quanti sono questi criminali? In realtà, potrebbero esserlo quasi tutti. Essi non hanno nessuna luce negli occhi: i lineamenti sono lineamenti contraffatti di automi, senza che niente di personale li caratterizzi da dentro. La stereotipia li rende infidi. Il loro silenzio può precedere una trepida domanda di aiuto (che aiuto?) o può precedere una coltellata. Essi non hanno più la padronanza dei loro atti, si direbbe dei loro muscoli. Non sanno bene qual è la distanza tra causa ed effetto.” [ -I giovani infelici- 1975 ]

Guardate le foto e ci troverete i modelli “educativi” dell’ultimo quarto di secolo: troverete l’orrenda ricerca di un decoro solo esteriore a dimostrare una qualche superiorità, quella fuga dalla povertà intesa come colpa sociale e da evitare (almeno apparentemente) come la peste, mentre la peste è proprio quel fuggire.

troverete l’ostentazione di una ricchezza materiale di fatto inesistente se non in quei quattro accessori e stracci alla moda che mischiati al machismo rende evidente l’ultimo abisso della cultura berlusconiana consacrata,

troverete la boxe e la palestra intesa erratamente come estremo viatico per esprimere una superiorità fisica adottata e incentrata sull’intimorire l’altro, da cui traspare un’intensa e umana paura della vita che invece non è tollerabile né tollerata dalla modernità,

troverete Briatore (il briatorismo) e il modello di vita fatto a Champagne e altre bassezze che solo il denaro può donare,

troverete la strafottenza di Fabrizio Corona (ospite usuale in tv e legittimato ad esserlo da Barbara D’Urso come da altri sciocchi presentatori e conduttori che lo hanno da sempre invitato),

troverete gli sguardi languidi e para-seducenti (viscidi) dei protagonisti di Uomini e Donne di Maria De Filippi,

troverete il bullismo e la violenza spettacolare di Gomorra, Suburra, Romanzo Criminale e di tanti altri film americani in cui il crimine e la sopraffazione sono spettacolarizzati,

troverete le “forme” e le “pose” del Casamonica che aggredì il giornalista,

troverete un coacervo di vanità e ultra-volontà proprie della cultura dell’apparire ad ogni costo, del volere tutto…

troverete l’alienazione derivante dall’aver seguito tutti questi modelli che nell’essere irraggiungibili e sempre insoddisfacenti (ai fini della Felicità) per forza di cose non potevano non creare mostri disposti a tutto, quindi ecco l’essenza di vittime di loro stessi e di chi ha gestito la cultura di massa ignorando quali prodotti umani avrebbe lasciato come residui nella società reale non illuminata da luci colorate e ripresa da telecamere in studi televisivi;

e infine troverete l’irresponsabilità sociale degli ultimi stupidi politici di destra (che non è destra ma solo volgarità e neo-fascismo) che non hanno mai capito ( e se ne sono sempre sbattuti ) che le loro parole sarebbero diventate azioni nei caratteri più deboli e infimi, l’intolleranza razziale e xenofoba strisciante sono elementi ormai avallati e sdoganati quando non promossi.

Dov’è Willy? Willy è morto: perché in questa società non c’è ormai tanto posto per quelli come lui, ragazzo senza tante stronzate per la testa, con una sana volontà di costruirsi un futuro con il marchio della pelle “non pura” come troppi intendono.

Willy è morto, ma Willy ha vinto, perché ha smascherato l’ultimo (per ora) punto d’arrivo della nostra società.

[…] la gioventù, naturalmente alla ricerca di un movente per la vita, sempre disinformata sulle previsioni di un futuro minaccioso, mortificata e scoraggiata nelle proprie buone intenzioni autoformative e umiliata dal confronto con modelli predeterminati, sceglie lo stordimento da sballo e da sottoculture estreme come viatico per non sentire il dolore della sconfitta da insuccesso, opta per l’autodistruzione (resa seducente dagli impostori culturali) come legittima via di fuga […]” [ Nemici Politici_Pubblici Nemici, 2017 ]

Giuseppe Giusva Ricci

Una catastrofe del nostro tempo: in Memoria di ogni Giovane Gentile

Oltre un doveroso piangere sereno perché nessuna energia condivisa si perde mai… perché ogni esperienza rimane nel profondo, perché la Memoria è più solida dello scorrere.

L’incredulità, la rabbia, lo sconforto e il dolore di chi rimane toccano il profondo conducendo a significati importanti suggerendo emozioni comunione e di rispetto.

Ci sono sempre, dietro i nostri sguardi tenui o decisi, innumerevoli solitudini o squarci,  motivi per ricedere l’anima, per alcuni nel tempo una sera alla volta di sostanze e altre merde, per altri d’impeto d’assurda lucidità ; e si tratta (come sempre e per troppi aspetti) anche di un fallimento collettivo. Purtroppo così la intendo in parte.

Ogni generazione ha la sua “guerra” e la  nostra è strisciante, subdola, fuorviante; sparge sacrificali innocenti ma senza che questi ci inondino, poi però arrivano le brutte onde che nel tempo s’accumulano e pesano, anche se si prova a dimenticare pur non volendo obliare.

La nostre guerre sono intime fino alla resa, poi si propagano, e il Romanticismo consola a tratti.

Pasolini in “Salò o le 120 giornate di Sodoma” ci avvertiva :

“Deboli creature incatenate, destinate al nostro piacere, spero non vi siate illuse di trovare qui la ridicola libertà concessa dal mondo esterno. Siete fuori dai confini di ogni legalità. Nessuno sulla Terra sa che voi siete qui. Per tutto quanto riguarda il mondo, voi siete già morti.”

La Gioventù, naturalmente alla ricerca di un movente per la vita, sempre dis-informata sulle previsioni di un futuro minaccioso, mortificata e scoraggiata nelle proprie buone intenzioni autoformative e umiliata dal confronto con modelli predeterminati, può scegliere lo stordimento per non sentire il Dolore, optare per l’autodistruzione (resa seducente dagli impostori culturali) come legittima via di difesa, di fuga salvifica, ma anche come estremo grido d’allarme destinato a Tutti.

Quello che sbrigativamente definiamo Sistema auspica che l’individuo, giovane o meno, non creda nel futuro, che sia intimorito dal Caos e dal mondo, che sia rassegnato tanto da bruciare, consumando, la propria esistenza nel presente.

…poi i modelli culturali – aspirazionali, comportamentali, estetici – predestinano alla delusione delle aspettative e dunque alla frustrazione, alla rabbia, e alla condizione di disadattamento permanente;  e già Schopenhauer nel suo – Il mondo come volontà e rappresentazione – intuì:

“ciò che rende […] infelice la vita giovanile è la caccia della felicità. Di qui sorge la speranza continuamente delusa, onde poi prende a sua volta origine la scontentezza. Immagini fantasmagoriche di una felicità sognata e indistinta ci ondeggiano dinanzi, tra figure scelte a capriccio”.

Siamo incolpevoli del ritrovarci all’interno dell’epoca più caotica, frivola e rapida, così è difficile salvarsi dal covare più o meno consapevolmente rabbie che divengono avvoltoi, in un ipercomplesso coacervo di scelte decisive e dolorose da prendere, tanto più sono le iperstimolazioni a cui siamo sottoposti dall’esterno ben oltre le dinamiche e i fatti di vita comuni e naturali.

Consapevoli mai troppo che il nostro tempo è quello in cui la Crisi non necessità di essere pensata, essa è uno sfondo; la crisi si costituisce come un’atmosfera esistenziale: da qui il bisogno di originare un moto utile per tentare Tutti di Amarci.

In questa epoca senza senso, il senso potrebbe essere il cessare l’essere soli e nudi, in una comunione del sensibile.

Giusva Ricci

Io odio Salvini (non Matteo). Una sorta di Lettera Aperta

L’odio è un sentimento umano e io lo sono.

Io odio Salvini e non Matteo, non la persona che mi è indifferente perché non la conosco, ma Salvini, il personaggio incarnato, quella sorta di camaleonte che muta tra il turpe e l’arrogante, tra il mediocre e il semplicista, tra il maleducato e il vigliacco, tra il simpaticone e il ruffiano, tra il patriota e l’antistato.

Salvini io ti Odio (non solo perché l’emozione che mi susciti è molto sgradevole) ma perché giochi da mesi e mesi con il senso della Civiltà, con le caratteristiche più belve degli uomini.

La tua ignoranza (sempre che non sia profonda conoscenza della natura umana) ti spinge a giocherellare con il Male ignorando che con determinate “questioni” non si dovrebbe giocare e “scherzare” mai; cazzo!…la storia lo insegna.

Salvini io ti odio perché non è più una questione politica oppure uno stile comunicativo e di propaganda, è un sobillare perpetuo sottile e meno sottile: pericoloso.

Ti odio perché hai deturpato all’inverosimile il dibattito e il senso della Politica, ti odio perché non sei la destra, ma solo una mostruosità opportunista, sovranista per occorrenza. Ti odio perché non ti basta mai.

Ti ho sentito “stare dalla parte” di chi (in divisa) ha picchiato a morte un povero ragazzo, non ti ho sentito imbarazzato dopo l’azione terroristica di Luca Trani di Macerata, ti ho visto indossare ruffianamente e impropriamente divise, ti ho visto brandire simboli religiosi a difesa di valori che non ti appartengono solo per solleticare i fedeli, ti ho visto insultare chi pratica la compassione e chi persegue la giustizia sociale, ti ho sentito accanirti con superbia su poveri disgraziati in mare, ti ho sentito pronunciare parole in difesa della patria e della nazione nonostante tu non abbia mai fatto nulla per il bene del Paese pur avendone da anni la possibilità, ti ho sentito stare dalla parte dei cori razzisti, ti ho sentito insultare le cariche più alte delle istituzioni, ti ho udito sproloquiare di ‘sicurezza’ quando hai amicizie che con la ‘sicurezza’ e la legalità hanno poco a che fare, ti ho udito blaterare il termine ‘Italiani’ a sproposito perché sai bene che non tutti gli italiani sono dalla tua parte, ti ho sentito e visto amplificare e usare le legittime paure popolari in ogni modo (magari poi “cancellando” l’invettiva dall’agorà social-mediatica), ti ho visto sventolare bambole gonfiabili, ti ho visto sulle ruspe a buttar giu due case, a far autoscatti con disgraziati che hanno ucciso per disperazione altri disperati (di cui hai avuto il tempo di curarti dato il tempo passato sugli scranni;

non ti mai udito schierarti con le basi della Civiltà (solo parole equivoche e deboli nei confronti della xenofobi, del razzismo, del bullismo, dell’omofobia, della violenza di genere, ecc.) non ti ho mai udito pronunciarti contro i mali assoluti del Novecento (anzi): ma quand’è che basta?

Salvini io ti odio perché la Kyenge, Boldrini, Rackete, Balotelli, i Centri Sociali, ecc… ecc…

Sempre, per ogni caso limite, hai avuto parole reazionarie, aspre, dirette a infoaire quella parte d’indole suscettibile e purtroppo culturalmente debole di molti individui. 

Salvini io ti odio perché da tempo suggerisci a tanti qualcuno da odiare; prima i terroni, poi i napoletani, poi gli immigrati, poi gli attori, gli scrittori, gli intellettuali, gli studenti, i tolleranti, ecc. ecc. …e tutto questo senza che tu abbia bisogno di odiare dato che la vita e la carriera ti hanno già messo al riparo dalla povertà, dalla solitudine (hai procreato) da una vita anonima, dall’insoddisfazione (soggettiva), da possibili esperienze onorevoli a favore dello Stato e dei cittadini e del popolo.

Salvini io ti odio perché hai esacerbato le divisioni di un popolo già diviso ma capace di limitarsi nell’asprezza delle diversità ideologiche, hai riesumato divisioni bonificate dal sangue di migliaia e migliaia di italiani, e questo solo per racimolare anche le briciole più  putrefatte della popolarità senza pensare ai cardini Intoccabili e Sacri del vivere comune e della pace sociale.

…e questa mia non servirà, non farà cambiare idea né illuminerà nessuno: ma ti dovevo comunicare il mio sdegno per la Bestia che ti porti dentro.

Forse un conto è Salvini e un altro è Matteo; …e umanamente spero per te non siano la stessaPersona.

Giuseppe Giusva Ricci

Fenomenologia di Paolo Del Debbio – Nemici Pubblici – La serie

Nel biennio 1991-1992 (tangentopoli – estinzione dei partiti storici di governo) Berlusconi riuniva periodicamente e privatamente lo stato maggiore della Fininvest al fine di definire le strategie editoriali in relazione alla situazione politicamente nuova cui versava il paese. In queste riunioni figuravano i manager Adriano Galliani e Fedele Confalonieri, i giornalisti Paolo Del Debbio (conduttore di altri programmi Mediaset di approfondimento politico quali Secondo Voi dal 2001 al 2008, Quinta Colonna dal 2012 e Dalla vostra partedal 2015), i conduttori Maurizio Costanzo e Giuliano Ferrara, i direttori dei periodici Mondadori Edvige Bernasconi (Donna Moderna), Carla Vanni (Grazia), e infine e insieme ad altri i direttori dei Tg Emilio Fede e Enrico Mentana.

In un contesto puramente aziendale, ossia che già allora non legassero gli interessi di Mediaset con i governi precedenti (decreto Craxi 20 ottobre 1984), e che in futuro non avesse visto il diretto interesse politico di Berlusconi, riunioni simili non avrebbero alcunchè di “sospetto” e sarebbero naturali, ma alla luce dell’accaduto storico dalle stesse rimane evidente quanto tutto l’apparato mediatico si sia messo al lavoro al fine di ottenere quel risultato politico e culturale che investì e investe l’Italia dai primi anni novanta. Queste riunioni venivano verbalizzate dall’assistente personale di Silvio Berlusconi e alcuni di questi verbali che sono stati sequestrati nel giugno del 1993 dalla Procura di Milano ci permettono di rilevare la non-estraneità di Del Debbio all’indirizzamento dell’informazione e al progetto politico-culturale berlusconiano.

Inserire Paolo Del Debbio tra i Nemici Pubblici è da un lato “doveroso” dall’altro una forma di sopravvalutazione.  Tra le caratteristiche utili per esservi annoverati stanno la brillantezza intellettuale, il genio e il talento mediatico; Del Debbio, nelle sue trasmissioni, mostra questi connotati a un livello appena discreto se confrontato ad altri colleghi dell’informazione politica.

Come quasi tutti i Nemici anche Del Debbio ha un’istruzione accademica umanistica, laureato cum laude in Filosofia, docente Iulm entra nel Centro Studi della Fininvest alla fine degli anni ottanta, fino al 1993 quando diventa Assistente dell’amministratore delegato Fedele Confalonieri, al contempo si fa ideatore e del Codice di autoregolamentazione Tv e Minori che sarà sottoscritto dalle emittenti e dalle associazioni di tutela.

Nel 1994 partecipa alla fondazione di Forza Italia scrivendone il primo programma politico, nel 1995 si candida alle elezioni regionali della Toscana per il polo berlusconiano e sconfitto sarà chiamato in lombardia in veste di Assessore per le Periferie e la Sicurezza nella giunta milanese (1997-2001) guidata da Forza Italia.

Cessato l’impiego politico inizia quello dallo schermo televisivo e dal 2002 al 2008 conduce Secondo Voi, striscia quotidiana che negli anni passa da Italia1 a Canale5 e poi Rete4, riproponendo i contenuti già della trasmissione Vox Populi, ossia interviste di strada dalla dubbia autorità di contenuti e fondanti il caos, sommate alla chiusa finale da parte del conduttore. Dal 2009 al 2012 conduce Mattino Cinque, il talk-show all’insegna dei più disparati argomenti trattati con il metodo dell’info-tainment.  Dal 2012 ritorna alla comunicazione politica attiva e conduce Quinta Colonna, talk politico a cadenza settimanale di Rete4 che dall’aprile a dicembre 2013 diventerà anche striscia quotidiana. In piena caduta dell’elettorato berlusconiano e in un contesto politico caotico per via dell’ascesa di Matteo Renzi supportato da frange prima appartenenti al centro-destra, le reti Mediaset (in piena crisi di utili finanziari-economici) tornano all’attacco e dal marzo 2015 Del Debbio (in collaborazione con Mario Giordano) inizia a condurre Dalla Vostra Parte, ennesima striscia d’approfondimento che già dal titolo si fa populista sfruttando il malcontento diffuso per la stagnante crisi economica e verificato dai crescenti numeri relativi dell’astensione elettorale, la trasmissione tenta di farsi paladina di quelle masse ex-berlusconiane in piena crisi d’identità e sempre più affascinata dall’ascesa della Lega Nord e del suo leader Matteo Salvini.

Qui Del Debbio comprende – con intuizione banale ma comunque in anticipo – che occorre sfruttare al meglio la vena razzista del paese e l’ascesa della coalizione elettorale tra le forze residue del centro-destra “moderato”, La Lega, e lo fa realizzando una sorta di “terrorismo sociale” inerente sia la straordinaria quantità di immigranti (“possibili” terroristi islamici-mediorientali) che nel periodo raggiungono l’Italia (a causa di tragedie umanitarie persistenti nel nord africa e nel medio-oriente), sia riutilazzando l’enfatizzazione dei casi di criminalità relativi alle minoranza Rom (che sempre attraverso le cronache di periodo sono al centro dell’attenzione politica e mediatica) per il diffondersi di campi e sistemazioni abusive a loro volta fonte del malaffare amministrativo.

Allo stesso tempo Quinta Colonna (ogni lunedì, prima serata) prosegue la sua programmazione ed è in questo contesto che si guadagna a pieno la menzione tra i Nemici.

La sua trasmissione si distingue per i contenuti perfettamente in linea con reazione sconfusionata della parte politica lacerata al suo interno per il sostegno/non-sostegno del partito berlusconiano che ha appoggiato il governo cosidetto “di larghe intese” (governo Letta, 28 aprile 2013), e perso brandelli di coalizione per il sostegno al governo extra-parlamentare (governo Renzi, 22 febbraio 2014) susseguitosi in breve tempo dalle elezioni del 2013, che vedevano all’opposizione solo le formazioni anti-europeiste quali la Lega Nord ed il Movimento 5 stelle. Districandosi tra le temantiche leghiste anti-europeiste e “fortemente critiche” nei confronti dell’epocale e massiccia immigrazione verso l’Italia di popoli africani e mediorentiali (supportate da collegamenti audio-video con i cittadini “arrabbiati” delle periferie più degradate), e casi relativi alla casta ed agli sprechi economici, il conduttore ed i suoi invitati in studio (su tutti Mario Giordano, poi a girare esponenti politici di “seconda importanza” e “rappresentanti” degli immigrati) dibattono quasi senza moderazione mettendo in scena i peggiori estremismi giù striscianti nella società reale. I contenuti sono sostanzialmente (e legittimamente) critici del governo Renzi non più supportato istituzionalmente da Berlusconi, Del Debbio propone ai suoi telespettatori una finta incapacità, fingendosi ingenuo e “sempliciotto” (per dirla alla Vittorio Feltri) attirando le inutili ire di gionalisti dal fare più “elegante”. Qui il conduttore sfodera la sua capacità attirando l’attenzione sui metodi e non sul contenuto ed i meno preparati (tra cui professionisti del gionalismo e della comunicazione) “cadono” nel tranello ignorando il legittimo modo di far funzionare la trasmissione ovviamente non elaborata e dal linguaggio ultra-popolare proprio nello stile classico della comunicazione politica dell’emittente (Rete4) fin dai tempi di Emilio Fede.

-Esemplare ed esaustiva è la puntata di Dalla vostra parte del 28 maggio 2015, ossia a tre giorni dalle elezioni amministrative e regionali che si sarebbero svolte il 31 maggio (che vedranno un netto calo dei partiti di governo e la forte ascesa percentuale della Lega), e a poche ore da un fatto di cronaca che aveva visto coinvolto un Rom che alla guida di un auto rubata fece un morto e otto feriti. La puntata inizia con un servzio di testa in cui compaiono spezzoni di immagini dell’incidente montate con sapienza assieme a musica evocativa, testi in sovraimpressione con descrizione dell’accaduto, tutto intervallato da micro-interviste di strada: una signora dice; “se era una mia figlia quella…stanotte quelli al campo rom erano tutti morti”, un altro dice “è inaccettabile, i politici devono rendersi conto che tutta questa gentaglia se la devono tenere nelle loro case e nei loro giardini…poi vedrai che cambierebbe la situazione”, un altro ancora “un pezzettino di tasse va per i campi rom…poi succede quello che succede” e poi “continute a dare i soldi al sindaco di Roma, guardate che hanno fatto..otto persone”, poi cori “fuori da..fuori da…fuori dall’Italia…”. Alla puntata partecipano come invitati: Giorgia Meloni  (Onorevole Pdl gia ex Ministro per la Gioventù nel quarto Governo Berlusconi, fondatrice e Presidente del partito Fratelli d’Italia), Luca Zaia della Lega (gia ex Ministro delle Politiche Agricole nel quarto Governo Berlusconi e di lì a pochi giorni Presidente della regione Veneto), Luca Pastorino (già Onorevole del PD, appartenente alla corrente Civatiana approda al Gruppo Misto proprio in quei giorni in occasione delle elezioni regionali della Liguria candidato per coalizione indipendente dal PD), Iacopo Berti esponente e candidato Movimento 5 Stelle per il Veneto), un Mediatore culturale Rom, in collegamento il padre del responsabile della strage stradale (in quel momento fuggiasco e ricercato).  -Da notare come all’interno della trasmissione (l’ultima prima del “silenzio” pre-elettorale manchi un esponente dei partiti di Governo, furbescamente surrogato in questo caso da Pastorino.)-

Dal collegamento su una strada di Roma nei pressi dell’incidente individui che riuniti chiedono chiusura di tutti campi rom presenti sul territorio ed esprimo solidarieta alla vittima, poi una studentessa italiana dice: “Io sono una studentessa italiana, vengo da fuori Roma, costo a mio padre e mia madre, mio padre fa l’operaio e si fa il culo quadrato 18 ore al giorno di lavoro per mantenermi, costo ottocento euro al mese…un rom, quinta colonna ha fatto vedere che ne costa 908, io sarò forse una potenziale risorsa, il rom sarà una risorsa di delinquenza, perche al rom si e a me no…? Questo è razzismo! -relativi applausi e cori delle persone alle sue spalle-”.

Il mediatore culturale dice “che la trasmissione sta diffondendo razzismo” attirando l’ira dei presenti e dei collegati, il tutto prima di un mediocre battibecco con Zaia da cui ne esce in modo ridicolo e legittimando il governatore veneto, dal gruppo in collegamento partono cori “scemo…scemo, vai a casa tua”.

Poi un servizio in cui “nessuno ha pagato” (dice Del Debbio) su caso analogo del 2012 in cui un Rom alla guida di un Suv travolse e uccise un vigile in servizio, seguono sfoghi dei parenti -suggellati da sottofondo musicale di adagio di violini- al grido di “son tutelati solo i delinquenti”.

In fine Del Debbio, in chiusura trasmissione dice: “andateci a votare perché…se non vi occupate della politica poi si occupa la poliitca di voi ed è un disastro, anche se siete scoraggiati non toglietevi questo diritto…per colpa di questi qui c’è chi dorme il sonno eterno…per colpa di questi signori qui che circolano per l’Italia”.

Insomma è possibile rilevare l’orientamento in stile anni novanta a cui il conduttore riporta i telespettatori ancora e come sempre spinti non solo a un orientamento ma, cosa ancor più grave all’intolleranza. Il contenuto principale della trasmissione non era far parlare i politici presenti, ma far esprimere gettandoli nella pessima figura il padre del ricercato (visibilmente ubriaco in collegamento) ed il meditore culturale incapace di gestire il dibattito. Il tutto al fine di mostrare e diffondere il malcontento, agendo sulle legittime paure popolari, responsabilizzando in maniera indiretta, tacita il governo, dunque promuovendo le fazioni politiche (in quel momento) non di governo… che dopo pochi giorni sarebbero appunto state avversarie e relativamente vincenti.

Il caso Del Debbio è solo uno dei casi di informatori politici che atticchiscono alle istanze ed agli umori popolari più sensibili. All’interno delle sue trasmissioni, Del Debbio riesce, al contempo, sia a sfruttare il popolo-arrabbiato mostrandolo e mettendolo a confronto diretto con esponenti politici e mediatori culturali (costruendo cosi una trasmissione dai toni forti e dai confronti aspri in cui gli insulti e le grida sono spettacolarizzati), sia a soddisfarlo nei suoi viscerali istinti meno tolleranti. Allo stesso tempo il conduttore modera il meno possibile i toni dei dibattiti (ci entra solo quando partono insulti gravi ed il vociare si fa eccessivo), lasciando all’inviato la -gestione del microfono- degli interventi dal collegamento in diretta fuori dallo studio.

Nel periodo storico in cui la cosidetta “crisi economica” ha devastato una non-società gia culturalmente mortificata, le esasperazioni si ripercuotono creando paure e intolleranze razziali (già fomentate da varie parti politiche), ed ovviamente i Nemici televisivi cavalcono l’onda incuranti delle possibili conseguenze, apparendo “vicini” alle problematiche sociali, mostrandosi attenti alla necessità di chiarezza da parte degli individui, quanto ben attenti al funzionamento commerciale delle trasmissioni e della rinnovata notorietà dei conduttori.

Proprio nel caso di Quinta Colonna e Dalla Vostra Parte, più precisamente nelle puntate del 3 e 27 aprile 2015, pare (da un servizio di Striscia la Notizia, che per l’occasione si fece “bella” reiterando un’immagine di credibilità) che un inviato (proprio nelle periferie degradate) da Del Debbio abbia ingaggiato e elargito qualche centinaia di euro ad un personaggio che intervistato si dichiarò prima “estremista islamico”, poi “zingaro truffatore”. In seguito alla “grande scoperta”: Mediaset “[…]ha interrotto ogni rapporto professionale e valuterà iniziative legali nei confronti dell’inviato…”, Del Debbio ha detto “Siamo sempre stati chiari e onesti con i nostri telespettatori e continueremo ad esserlo. Perché vogliamo stare in mezzo alla gente, vogliamo raccontare i problemi del Paese con impegno e serietà, come abbiamo sempre fatto, senza lasciare spazio alcuno a chi tradisce la fiducia nostra e quella del pubblico.” Mentre Gad Lerner dal suo blog (come riportava un articolo di Luca Rocca sul sito del quotidiano Il Tempo il 15 maggio 2015): “[…] è un capro espiatorio. Autori, conduttori e direttori di rete spingono in questa squallida direzione gli inviati -precari-,  […] Chi oggi lo licenzia ne conosceva benissimo e incoraggiava il metodo di lavoro nella pseudo tv verità. Paolo Del Debbio è un intellettuale finto tonto.

Fenomenologia di Maria Carmela D’Urso detta Barbara – Nemici Pubblici – La serie

[…] la morale viene messa sotto sequestro da questa gentucola

– essi sanno qual è l’importanza della morale!

Con la morale l’umanità è menata per il naso nel modo migliore!

_ Friedrich Nietzsche, L’Anticristo, 1895 _

 

 

Maria Carmela detta Barbara (D’Urso) è l’esemplare ultimo, forse più rappresentativo della televisione basata su quel Grande Nulla che si maschera dietro il gossip, il sentimentalismo, lo sciacallaggio emotivo e sull’enfatizzazione morbosa della cronaca nera e rosa.

Forse troppo meridionale il suo nome di battesimo per l’esordio come showgirl, valletta e annunciatrice su Tele Milano 58 (poi Canale5 già di proprietà Fininvest e presieduta da Silvio Berlusconi) tra il 1977 e il 78, al fianco di altri esordienti che diventeranno figure importanti delle reti Mediaset quali Teo Teocoli, Massimo Boldi, Claudio Cecchetto e Claudio Lippi.

Come quasi ogni carriera femminile nel mondo della televisione contemporanea e d’intrattenimento, Carmela nel 1978 appare sul programma Stryx dell’allora Rete 2 (Rai 2) in una danza dei sette veli che la lasciarono in topless al pari di altre ragazze partecipanti alla trasmissione. La stessa Rai censura e sospende il programma e Carmela ma nel 1980 affianca Pippo Baudo nella quinta edizione di Domenica In. (La quinta edizione di Domenica In annoverava tra gli autori Antonio Ricci e la collaborazione di Beppe Grillo con i suoi monologhi a sfondo politico). In questa occasione la d’Urso si fa anche cantante, infatti la sigla di chiusura fu Dolceamaro, un brano appena inciso che oggi ci ritroviamo modernizzato in collaborazione con Cristiano Malgioglio.

La carriera è avviata, nel 1981 conduce assieme a Gianni Morandi la dicottesima edizione di Un disco per l’estatenella versione Saint Vincent, una canzone per la vostra estateche per alcuni anni sostituì quella originale.

In seguito a un paio di servizi fotografici in cui Carmela appare senza veli per le riviste Playboy e Playmen (quasi fosse un passaggio obbligato per qualsiasi donna voglia far parte dello Spettacolo), gli anni Ottanta e Novanta le saranno utili e formativi nel dimostrare la propria duttilità di donna dello Spettacolo a tinte rosa.

Dal debutto come attrice nella fiction La casa rossa (1981 Rai1), sarà una continua spola tra l’attività di conduttrice e attrice per entrambe i gruppi televisivi Rai e Mediaset. Nel 1994 conferma anche di appartenere anche alla categoria dei “giornalisti”, la Rai Eri le pubblica il libro La carne è debolecontenente diciannove interviste fatte ad altri personaggi e donne dello spettacolo inerenti conversazioni sull’erotismo e la sessualità.

Nel 1996 è la figura giusta per sostituire Marta Flavi (ex moglie di Maurizio Costanzo, quest’ultimo produttore del programma) per la settima edizione di Agenzia matrimoniale, che per l’occasione diventerà Agenzia, passerà da Canale5 a Rete4, andrà in onda solo il sabato pomeriggio (anziché dal lunedì al venerdì), e non si occuperà più solo d’individui in cerca dell’anima gemella (con tanto di appuntamenti combinati) ma anche di persone alla ricerca di lavoro.

Il primo vero successo e l’attenzione del “grande pubblico” arriva nel 1997 con la serie di Canale5 Dottoressa Giò (derivante dall’omonimo film trasmesso dalla stessa rete e in prima serata due anni prima) in cui interpreta come protagonista una ginecologa alle prese con le storie esistenziali e sentimentali delle sue pazienti diventandone figura di supporto e guida spirituale, il tutto dopo aver perso il proprio bambino nel sedare una lite tra un’altra donna incinta tossicodipendente e il proprio spacciatore e (ovviamente) dopo aver interrotto la relazione con un marito “donnaiolo”.

Il sentimentalismo “funziona”, e dopo la prima serie, nel 1998 sarà Dottoressa Giò 2, questa volta per Rete4. Dopo le due “Dottoresse” il personaggio è di fatto creato e Carmela diventa la donna dal cuore sensibile, capace e pronta ad ascoltare, comprendere e consigliare chiunque viva vicissitudini sentimentali e di normale esistenza.

I suoi ruoli d’attrice si susseguono sempre all’insegna della “donna” sofferente ma forte, nel 2000 è coprotagonista nella fiction di Rai2 Donne di mafiae nel 2001 interpreta il personaggio di Una donna scomoda(film per la tv) nel quale Carmela (in un piccolo centro dell’Italia del sud) denuncia tra mille dubbi il proprio datore di lavoro per molestie sessuali, e ovviamente quel gesto si pone come simbolico nel contrastare le omertà e le passività che dominavano nel contesto filmico in relazione alla “normalità” dei maltrattamenti.

Nei programmi che seguiranno la conduzione del Grande Fratello (terza, quarta e quinta edizione), Carmela si affermerà definitivamente (con Lei una puntata del Grande Fratello 4otterrà lo storico risultato di battere negli ascolti la contemporanea serata del Festival di Sanremo), e dopo le conduzioni di altri reality, Mediaset le offre il day-time, la fascia mattino-pomeridiana, e nel gennaio 2008 le affida la prima e seconda edizione di Mattino Cinque, il contenitore tipicamente infotainment che da circa le nove del mattino fino alle undici per cinque giorni su sette si dedica un po’ a tutto senza tralasciare la politica (con Maurizio Belpietro già direttore del settimanale Panorama, poi del quotidiano Libero, entrambi dell’area mediatica berlusconiana); con una media auditel superiore al 20% fu subito un successo e per Carmela è la proclamazione che la conduce alla presentazione e scrittura del programma pomeridiano di Canale5: Pomeriggio Cinque.

L’infotainment di Canale5 affidato a Carmela, anche con Mattino Cinquesvaria dalla cronaca nera a quella rosa passando per le inserzioni pubblicitarie e la conduttrice da il suo “meglio”, le espressioni del suo volto (diventate motivo d’ironia anche tra i social network) mutano a seconda dell’argomento e svariate volte sullo stesso contenuto, l’attrice gioca con l’emotività grazie alla capacità teatrale, usa i fondamentali del giornalismo per intervistare personaggi noti e casi umani dell’attualità… è un altro successo immediato.

Dal 2009 e per due stagioni le affidano anche Domenica Cinque ed è consacrazione definitiva. La logica dell’industria dello Spettacolo si attiva e la Mondadori (Fininvest) le pubblica libri autocelebrativi, costruttivi del personaggio e fidelizzanti per il pubblico televisivo: nel 2010 Più forti di prima, una raccolta d’interviste (estratte dai programmi tv già condotti dall’autrice) a donne che hanno vissuto esperienze di violenza domestico-sentimentale.

Nel 2011 con Tanto poi esce il sole – Come il dolore mi ha reso più forte, Carmela elabora una sorta di “messa a nudo” di se stessa (illusione della conoscenza-vicinanza  al personaggio) e si fa “guida spirituale” per le milioni di telespettatrici già dedite alla sue conduzioni televisive.

*Sinossi ufficiale Mondadori: Chi si metterà a leggere queste pagine, forse sarà un po’ spiazzato, almeno all’inizio. Forse non ritroverà subito la Barbara d’Urso che è abituato a conoscere dalla televisione e dai giornali. Imparerà invece a conoscere Carmelita, la bambina che ero, l’adolescente che sono stata, e poi la giovane donna che ha imparato a mordere la vita, a cadere, a rialzarsi, a fallire, a vincere.»
Barbara d’Urso non si era mai messa così tanto in gioco. Questo libro commovente e intenso porta alla luce le sue ferite più intime, i suoi dolori più segreti. Ma mai la sofferenza è fine a se stessa: in ogni pagina, anche la più tragica, passa una vena di forza, la spinta a reagire, a tirare su la testa, a guardarsi intorno e poi dentro di sé, e a sorridere. A tenere sempre viva la speranza che qualunque cosa accada, alla fine poi esce sempre il sole.

Nel 2012 Ma credo ancora nell’amore – Sopravvivere alle ferite del cuore. Sulla stessa falsa riga del precedente la Carmela adopera le esperienze di altre donne note creando una “simpatia” con le sue fan, anch’esse ovviamente quanto naturalmente “vittime” in qualche misura dei sentimenti amorosi.

*La stessa Mondadori descrive così il libro: In una casa al mare, Barbara d’Urso e le sue storiche amiche si fanno confidenze d’amore: illusioni e delusioni, passioni e tradimenti, ferite aperte e cicatrici nascoste. Mentre vanno avanti a parlare, cucinano, mettono a posto, insomma fanno altro: “perché la donna, per potersi permettere il lusso di chiacchierare, deve sempre anche lavorare”.
È in mezzo a queste storie, straordinarie eppure comuni, che Barbara d’Urso trova il coraggio di dire quello che non ha mai detto: “raccontare i miei amori, le storie importanti – pochissime -, le storie mancate, quelle sbagliate, quelle impossibili. Liberandole, finalmente, da quell’aura di gossip insopportabile con cui sono state malamente raccontate da altri, per renderle invece nella loro verità, molto più bella, molto più brutta, ma comunque vera. La mia verità. Tutte storie con un inizio fantastico, uno svolgimento complesso, e una fine drammatica. Perché difficilmente nelle vere storie d’amore, quelle delle donne che amano tanto – troppo? – c’è il lieto fine”.
Anche in questo libro però, come negli altri due suoi bestseller, in fondo a ogni storia, ad ogni sofferenza, spunta il sole, si vede la luce di una speranza. Con forza e ironia Barbara d’Urso cerca la strada per sopravvivere alle ferite del cuore e continuare ad amare, più forti di tutto e di tutti.

Nel 2013 Ecco come faccio, così descritto: È una delle domande che mi sento fare più spesso: ma come fai a essere sempre così in forma, energica, a rimanere così giovane?
È vero, un po’ la genetica mi aiuta… Ma ho imparato, anche grazie al mio dietologo Nicola Sorrentino, una serie di trucchi che mi permettono di non perdere il benessere e la linea nonostante una vita incasinata dagli impegni (e qualche trasgressione di cui non riesco a fare a meno…).
Ho i miei piccoli rituali da fare appena sveglia (mai sentito parlare del “saluto al sole”?) e le (piacevoli) regole per la colazione. Ho imparato i falsi miti sul pranzo fuori casa (attenti alle insalatone!) e che la pasta in fondo non fa ingrassare, se sai come cucinarla… Ho imparato perfino ad affrontare il gusto di un happy hour senza rovinarmi il giro vita, e a concedermi qualche salutare peccato di gola (il cioccolato e la mia adorata parmigiana di melanzane). Ho imparato anche che il cibo e i miei integratori possono essere un ottimo modo per curare la salute e fare risplendere la pelle e i capelli.
Col supporto scientifico del dottor Sorrentino, abbiamo elaborato un programma di due settimane per perdere almeno una taglia e prendere il giusto “passo” verso una vita sana, energica e in forma. E per le emergenze, le diete lampo: una “last minute” di tre giorni, quella disintossicante e quella per avere una pancia che più piatta non si può. Io le ho testate tutte, in momenti diversi della mia vita, e tutte mantengono le promesse.


Ancora nel 2013, Ti si legge in faccia – I segreti del linguaggio del corpo che ti cambieranno la vita. Descrizione:Volete chiedere a vostro marito di portarvi fuori a cena? Volete ottenere dal vostro capo un permesso speciale? Volete convincere i vostri figli a mandarvi un SMS per farvi dormire tranquilli? Sappiate che le parole contano pochissimo.
Dovete parlare con gli occhi, con le mani, con i gesti: così si risulta davvero convincenti.
È questo il “linguaggio del corpo” e non avete idea di come mi abbia cambiato la vita. Anzi, alla fine di questo libro l’avrete imparato e non vedrete l’ora di metterlo in pratica nella vita di tutti i giorni. A me l’ha insegnato Gianluca Liguori, la persona a cui ho chiesto di realizzare questo volume con me. Lui l’avrete già conosciuto nelle mie trasmissioni, si definisce “mentalist” perché è in grado di leggere la mente altrui e di condizionarla. E sapete qual è uno dei pilastri fondamentali del mentalismo? Il linguaggio del corpo, appunto.
C’è una canzone che ricordo di molti anni fa, una canzone per bambini. Diceva qualcosa del tipo: “Come sarebbe bello se le persone funzionassero come i semafori, chi dice una bugia s’illumina di rosso, chi dice la verità s’illumina di verde, sarebbe più facile riconoscere la gente leale”. Già, sarebbe molto più facile! Ebbene, il linguaggio del corpo ci aiuta proprio in questo senso: sarete circondati da semafori.
Perché con le parole puoi mentire, ma il corpo dice sempre la verità.

Dalle stesse presentazioni editoriali si comprende come Carmela e il sistema industriale televisivo-editoriale abbiano “lavorato” al fine di costruire l’aura utile e specifica di una donna “sensibile” e “capace”, “forte” e “impegnata”, che da personaggio televisivo è anche “vicino” alle persone (in questo caso la massa di telespettatori), il tutto attraverso tematiche ricorrenti (sentimenti ed esperienze).

Il personaggio “amica del cuore” e “consigliera”, una donna “normale” con i “problemi” delle donne comuni, a disposizione del suo pubblico, fermamente contro ogni forma di violenza sulle donne (dimenticando di essere praticamente da sempre, più o meno direttamente, a libro paga di un certo Silvio Berlusconi) e che merita quella fiducia e quell’affetto che si tramuta esclusivamente in audience e quindi ritorno economico nella vendita di spazi commerciale agli inserzionisti pubblicitari.

Una donna che con mille sguardi e diecimila mimiche di repertorio pieni d’interesse e teatrale attenzione eleva le parole che dagli studi televisivi raggiungono milioni d’individui già alle prese con la loro quotidianità. Dal gossip relativo alle vite di personaggi derivanti da altri programmi d’intrattenimento a quello permanentemente rinnovato dagli  accadimenti di cronaca, la conduttrice esaspera le normalità esistenziali e le spettacolarizza, rendendo fintamente utile il vuoto di contenuti.

Insomma la solita impostura di certi filoni dello Spettacolo, basata su un’illusoria vicinanza tra chi lo Spettacolo lo fa e chi lo subisce, passando, in questo caso subdolamente e furberscamente attraverso il sentimentalismo banale delle altrui esperienze fondamentalmente amorose… ovviamente comuni a praticamente tutti gli esseri umani. Ancora qualcuno (il personaggio) e qualcosa (il sistema mediatico), che conoscendo le caratterizzazioni dei riceventi le sfruttano e le soddisfano con contenuti mediocri ma enfatizzati, con stronzateinsignificanti alla formazione culturale del telespettatore anzi sempre più imbonito.

(Negli ultimi anni e dal 2012 la “nostra” Carmela, continua a condurre Pomeriggio Cinque per la sesta edizione consecutiva, Domenica Live,ealtri varietà anche estemporanei come Capodanno Cinque, fino a cristallizzarsi nell’ultimo periodo in onnipresenza con le conduzioni di Grande FratelloVip e l’ultimissimo Non è la D’Urso).

Con Non è la D’Urso Carmela tocca tutti i codici e i registri che da sempre la connotano raggiungendo un apice grottesco in cui tantissime figure dello Spettacolo Televisivo si avvicendano in studio (o in collegamento) creando una sorta di Blob volontario; in cui figli non riconosciuti si avvicinano ai genitori, in cui tradimenti passati vengono perdonati, in cui individui rifatti al silicone da capo a piedi si mostrano in tutta la loro gommosità, in cui si leggono in diretta risultati del DNA a stabilire una parentela, in cui ecografie di gravidanza e vari interventi per l’an-estetica sono prontamente ripresi dalle telecamere: in cui un nichilismo atroce serpeggia tra i non-contenuti, in cui il disprezzo per l’intelligenza e la fomazione culturale (utile) per gli individui che seguono ipnotizzati dai colori sgargianti e da esemplari femminili e maschili colmi di rimandi erotici si fa talmente palese da saturarsi fino allo scomparire nella ridicola sovraesposizione fotografica che infine è l’aura immateriale che connota la nostra amata conduttrice.

Sicuramente in grado di comprendere il funzionamento, la popolarità e la reddittività dei contenuti e delle tematiche inerenti la sfera emotiva degli esseri umani, Carmela si iscrive tra i Nemici Pubblici per la spudoratezza e i modi teatrali con i quali nel tempo ha inscenato un suo personale e soggettivo interesse e coinvolgimento emotivo nell’atto di diffondere l’impostura culturale che vuole le masse “osservanti” di schemi morali-valoriali in realtà quasi del tutto ignorati dal Sistema cui lei stessa appartiene (e propaga) che in realtà risponde solo a logiche di dominio culturale e dunque economico.