10 anni di M5s – Tanti Auguri Cari Impostori

Tanti Auguri Cari Impostori

10 anni di MoVimento 5 stelle

10 anni di imbarazzo Civile e Politico

10 anni di degrado Culturale e Sociale

Il M5s rappresenta l’ultima manifestazione di un degrado culturale devastante e forse irreparabile, rappresenta un sintomo che è anche (non da solo) patologia capace di originarne e rinnovarne altri. Questo tenendo sempre presenti le imponenti responsabilità delle classi dirigenti precedenti nei confronti di un dissesto che è appunto culturale ed economico e perciò ancora culturale; quella recessione che in fondo ha lasciato macerie fertili all’ascesa del funzionamento politico-sociale del Movimento. 

Questo è stato il colpo di genio: tradizione e viralità virtuale, comizi classici e messaggi fatti di pixel, rapporto umano e comico sommato all’invasività dell’appuntamento di rete moltiplicato all’infinito; il tutto parallelo al supporto dei media tradizionali impegnati a rincorrere e diffondere – per dovere di cronaca – le gesta eclatanti del megafono Grillo e dei suoi ‘capetti’: insomma un pragmatismo adottato in ogni epoca ma riadattato acutamente a seconda della predominanza invasiva dei mezzi di comunicazione più contemporanei. 

Come ogni religione che si rispetti: testi epici sommati a impianti scenici.

Prima del M5s, non si erano “mai” visti così tanti palchi con decine di teste mobili (fari a luce colorata) e strumenti musicali in contesti di comizio. 

– Curioso costatare come l’uscita del primo iPhone, nel giugno 2007 (e dunque l’origine di tutti gli smartphone) corrisponda praticamente con il primo vDay dell’8 settembre 2007; dando così inizio all’epoca dell’informazione smart, corta e veloce; con la de-informazione. 

In questo agire il M5s ha soddisfatto sia il bisogno primordiale-tribale della massa con relativa identificazione psichica degli individui, sia la necessità permanente di eccitazione tramite continua stimolazione ‘neo-ideologica’ di cui molti soggetti moderni necessitano per sentirsi vivi.

 

Come è riuscito a consacrarsi il M5s?

C’è riuscito manipolando il malcontento, sfruttandolo e indirizzandolo verso la cosiddetta ‘casta’ che effettivamente come tale s’è comportata, evadendo dalla responsabilità di rappresentare i gruppi sociali più deboli (questo spiega, ad esempio, l’enorme spostamento di voti “progressisti” verso il M5s alle elezioni del 4/3/2018).
C’è riuscito cavalcando spropositatamente la semplicistica induzione logica secondo la quale tutte le figure istituzionali sono colpevoli per definizione, sommariamente e superficialmente processate dal giudizio popolare, che spesso non è informato da un’adeguata conoscenza delle leggi né dalla sensibilità politica che permette di distinguere responsabili effettivi e non; un giudizio che è stato e che è corroborato dalle allusioni continue e dalle insinuazioni facili (e di facile presa) dettate dagli stessi vertici dal Movimento.
C’è riuscito facendosi “moda” e sfruttando la forza della novità insita nel codice propagandistico. 

C’è riuscito tramite il web – che è strumento fondante del M5s per la sua universale accessibilità – concedendo a chiunque (a milioni) l’illusoria sensazione di poter diventare protagonista di un cambiamento rivoluzionario; soddisfacendo il narcisismo endemico del contemporaneo secondo la logica che essere in rete equivale a esistere. 

In questo caso, il web è adottato anche come “macchina di forza retroscenica”: 

È una necessità fondamentale, per [i sistemi democratici], la esteriorità o “macchina della politica”: perché la forza risiede altrove ma deve restare il più possibile retroscenica; e ciò riesce meglio soprattutto se la “macchina” che è sulla scena mobilita al massimo l’attenzione e le passioni. 

[La natura del potere, Luciano Canfora, 2009] 

/ Giuseppe Giusva Ricci _ Oscure Stelle _ /

Ottieni: 

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oscurestelle@gmail.com

 

#10annidiMoVimento

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#OscureStelle #2più2fa4  #EraVacui 

 

 

Di Borghi e della Lega: abietti sfruttatori del Paese e del Popolo Italiano.

Cosa pensereste di un giocatore di pallone che agisce per far perdere la squadra che tifate e vende le partite in cambio di denaro?

Cosa pensereste di un vostro socio di lavoro che usa la sua parte di guadagni per finanziare altre aziende a voi concorrenti?

Ecco, il deputato della Lega Claudio Borghi (ispiratore economico dello stesso partito) nonché “ideatore” dei cosiddetti MiniBot e ideologo dell’uscita dall’Euro è quel giocatore e quel vostro socio.

Perché?

Chi mi segue sa che in questi mesi più volte ho espresso (insinuato) che il governo 5s-Lega si muovesse -conto terzi- a puro interesse speculativo e in combine con la finanza speculativa internazionale.

Oggi ne abbiamo le prove, questi “amici del popolo” (come osano da sempre spudoratamente definirsi) hanno speculato direttamente.

Claudio Borghi, (ex managing director di Deutsche Bank… dato che le élite finanziarie a quelli delle Lega non piacciono eh!) il 28 settembre 2018, via Twitter, comunicò l’inizio delle sue operazioni sui Btp: «Per la prima volta dopo molti anni sto ricominciando a comprare titoli di Stato. Come sempre non è un consiglio ma un’informazione che vi sto dando».

Quel giorno il rendimento dei Btp aveva toccato il 3,15% anche per i timori di un’uscita dell’Italia dall’euro.

Nel frattempo il governo M5S-Lega ha raggiunto un accordo con l’Europa per evitare la procedura di infrazione, la Bce ha annunciato nuovi stimoli monetari ed è saltato il governo Conte1 con la Lega tornata all’opposizione.

Queste “circostanze casuali” hanno fatto calare lo spread, portando il rendimento a 0,92%, così, sempre “casualmente” Borghi ha deciso di vendere.

Il deputato della Lega ha pure quantificato il guadagno realizzato sulla vendita dei Btp a dieci anni: il 25% in 11 mesi.

(A esempio, se Borghi avesse investito 1milione di Euro, oggi ne avrebbe ricavati 1Milione e 250mila Euro)

Quando?  Il suo tweet è delle 14:58 di mercoledì 28 agosto, nel pomeriggio del giorno del secondo incarico dato a Giuseppe Conte.

Certo tutto questo è legale, ma quale etica e quale moralità si evince e sprigiona da questo agire che di fatto approfitta (come non avessero ancora abbastanza) e succhia (loro sì che sono zecche) il quotidiano sangue della sopravvivenza economica a tutti i cittadini ma ancor di più a quelli più bisognosi di Stato.

Questi non sono politici, questi agiscono da traditori del Paese e del Popolo Tutto, sedicenti difensori degli Italiani fino alla nauseabonda propaganda, ma infine solo profittatori, furbi sotto scorta, il tutto con il beneplacito delle servili nullità Pentastellate.

Io non odio gli elettori caduti vittime di questo spergiuro e abiura, li compatisco, io odio i fautori, i militanti e gli organizzatori di questo osceno scempio.

Ora, dato che la loro propaganda è quella dell’intolleranza nonché del poter sparare ai ladri che entrano in casa, cosa si dovrebbe fare a questi che entrano nelle case di tutti gli italiani nello stesso momento, ben mascherati da salvatori e senza nemmeno il coraggio di farlo fisicamente?

Infine, dato che usano le Madonne e il Vangelo, questa è l’ultima dedica:

“Nessuno può servire due padroni, voi non potere servire a Dio e al denaro. […] Guai a Voi scribi e farisei ipocriti che per mare e per terra andate faticando pur di fare un proselito. Guai a Voi guide cieche che dite di giurare per il santuario invece giura per l’Oro del santuario.”

Giuseppe Giusva Ricci

 

5s-Pd… l’Amore è un’altra cosa.

Tratto da “Oscure Stelle. Il M5s: impostura dell’Era Vacui”

 

Mai dire mai

[…] sull’evoluzione non solo dei termini ma anche delle volontà politiche, alla luce del passaggio temporale in cui non era da escludere un’alleanza di governo con PD, (in quel caso era la necessità post-voto di formare a ogni costo una maggioranza a sostegno di un governo 5s) è utile consultare questo storico di dichiarazioni di Di Maio nei confronti del Partito Democratico raccolto da Mattia Feltri e pubblicato da laStampa.it il 6 aprile 2018:“Uno, nessuno e Di Maio.

Di Maio 1: ‘Il Movimento è nato in reazione al PD, al loro modo di fare politica. E oggi offre uno stile nuovo’.

Di Maio 2: ‘Il PD ha un’idea perversa del concetto di democrazia’.

Di Maio 3: ‘Il PD è un partito di miserabili che vogliono soltanto la poltrona’.

Di Maio 4: ‘Il PD si fa pagare da Mafia Capitale’.

Di Maio 5: ‘Il PD profana la democrazia’.

Di Maio 6. ‘Nel PD hanno una questione morale grande come tutto il PD’.

Di Maio 7. ‘Nel PD sono ladri di democrazia’.

Di Maio 8: ‘Il PD è il simbolo del voto di scambio e del malaffare’.

Di Maio 9: ‘Nel PD ci sono gli assassini politici della mia terra, sono criminali politici’.

Di Maio 10: ‘Il PD fa politiche che favoriscono i mafiosi’.

Di Maio 11: ‘Il PD è da mandare via a calci’.

Di Maio 12: ‘Il PD ha i mesi contati, mandiamoli a casa’.

Di Maio 13: ‘Il PD è il partito dei privilegi, della corruzione e delle ruberie. A casa’.

Di Maio 14: ‘Il PD sta con le banche, manda sul lastrico i risparmiatori’.

Di Maio 15: ‘Il PD è responsabile di questo schifo’.

Di Maio 16: ‘Il PD è il male dell’Italia’.

Di Maio 17: ‘Le misure economiche del PD sono infami’.

Di Maio 18: ‘Siamo noi l’unica alternativa al PD’.

Di Maio 19: ‘L’unica cosa che possiamo fare è invitare i cittadini a liberare l’Italia dal Pd’.

Di Maio 20: ‘Non ci fidiamo del PD’.

Di Maio 21: ‘Parlare con il PD è un suicidio’.

Di Maio 22: ‘Escludo categoricamente qualsiasi alleanza col PD’.

Di Maio 23: ‘Il nostro primo interlocutore è il PD con l’attuale segretario e con le persone che in questi anni hanno lavorato bene’.”
A cui si dovrebbe aggiungere un Di Maio 24 del 7 aprile 2018:  “Al PD dico: sotterriamo l’ascia di guerra e diamo un governo al Paese” e, in relazione alla “fine della guerra con il PD”, per mettere a fuoco un atteggiamento innegabilmente arrogante e fascistoide saranno illuminanti le parole del senatore Mario Giarrusso: “Abbiamo vinto. I vincitori hanno diritto di dire quando la guerra è finita. Ma gli altri lo devono capire però […]”. Infine Danilo Toninelli intervistato dal Tg2 il 7 aprile 2018 ribadisce esaustivo: “ci rivolgiamo al Pd nella sua interezza… gli stiamo dando un’importante possibilità di riscattarsi per i fallimenti degli ultimi anni […]”.

…si potrebbero sommare le numerose esternazioni pre-elettorali ormai celebri di Di Maio e Di Battista nei confronti della Lega poi diventata “alleata” imprescindibile e dominante …ma abbiamo pietà.

 

/g

We are under a MediasetGeneration Attack!

La tragedia della situazione politica contemporanea (che travalica e fa apparire obsoleti i concetti di destra e sinistra) risiede nel fatto che individui appartenenti allaMediasetGeneration sono approdati a cariche istituzionali in modo naturale per scadenza biologica dei predecessori. Mezzi-adulti educati e cresciuti nel contesto culturale del berlusconismo carico di molteplici retaggi, di varie diramazioni, e di infiniti caratteri seduttivi, questi perenni adolescenti senza passato vivono secondo una coscienza deforme mossa da arrivismo, egoismo, edonismo, cialtronismo e disincanto nei confronti del Sociale, la dimensione imprescindibile del Bene Comune che una volta si poteva definire Società.
In un paese culturalmente devastato dall’ognun-per-sé, dove la lotta di classe si è trasformata in invidia di classe, data la loro formazione diretta o sublimata e la loro appartenenza a questa condizione ormai cristallizzata, gli attuali giovani leader non possono che essere intimamente e forse inconsapevolmente dediti a ways of life pop-nichilisti nei quali l’ambizione determina scelte e posizioni. È plausibile che siano la vanità e l’arrivismo a muoverli e a farli soccombere alle sirene del benessere privato, ossia quei valori che hanno vinto definitivamente con la resa di gran parte della precedente generazione politica contaminata dal berlusconismo perché già segnata irreparabilmente dalla caduta delle Idee e dal trionfo del privilegio e del profitto privato. Le dinamiche delle rottamazioni (in tutti gli apparati) evidentemente fallite, vista la riesumazione di figure quali Berlusconi e Prodi, furono prefigurate da Antonio Gramsci in Quaderni dal carcere [Vol. 4, 1929-1935] con queste parole: “Fare il deserto per emergere e distinguersi […] Nella svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità del presente: chissà cosa avremmo fatto noi se i nostri genitori avessero fatto questo e quest’altro, ma essi non l’hanno fatto e, quindi, noi non abbiamo fatto nulla di più.” *

Con l’impostura del giovanilismo usato come paradigma di rinnovamento e basato sul concetto mistificatorio che approssima il vecchio al superato e allo sbagliato, all’interno degli apparati si sono attuate pseudo-rivoluzioni che hanno instaurato un regime della mediocrità. Questo regime supera l’appartenenza alle tradizioni e ai pensieri forti che non solo hanno mosso il Novecento, ma che paiono imprescindibili visto l’andazzo delle disparità economiche che investono oggi, come già prima delle lotte per i diritti, tutti gli ambiti della società reale. Da quando la principale agenzia di educazione-formazione è diventata la TV con le sue divizzazioni di giovani individui qualunque (o con l’enfatizzazione del ruolo dei professionisti dell’intrattenimento), le gioventù hanno assimilato la mistificazione del nuovo secolo, quella che ripone e misura il significato dell’esistenza quasi esclusivamente sulla base del successo pubblico e del relativo denaro ottenibile, sull’arrivismo e sull’individualismo.
Nell’introduzione al suo Atlante illustrato della TV (2011), Massimo Coppola, senza definirla, la spiega così: “La generazione formata in quegli anni – quelli dell’affermazione della tv commerciale – non può che essere formata da anime scisse, indecise, forse incapaci di provare davvero piacere […] gente priva di uno straccio di passato cui attaccarsi senza provare rimorso, rabbia, sottile vergogna”. Questa dinamica nel tempo ha formato la MediasetGeneration, che per forza di cose sarebbe approdata, in parte, anche ai gruppi sociali dirigenti composti dagli attuali trentenni/quarantenni:
Alessandro Di Battista, classe 1978, a 35 anni deputato e leader di Movimento, a 20-22 anni partecipò a provini per Amici di Maria De Filippi spinto da vocazione attoriale.
Rocco Casalino, classe 1972, a 42 anni responsabile della comunicazione del M5S, a 28 anni partecipò alla prima edizione del Grande Fratello (poi ospite e opinionista di altre trasmissioni Mediaset: Buona Domenica, ecc.).
Luigi Di Maio, classe 1986, a 27 anni Vicepresidente della Camera e leader di Movimento, con l’avvento della triade Mediaset del 1984 potrebbe avere assistito all’operazione culturale berlusconiana già dalla culla.
Matteo Salvini, classe 1973, già a 36 anni europarlamentare, oggi leader della Lega, ancora giovanissimo partecipò a telequiz trasmessi dalle reti berlusconiane – nel 1985 (a dodici anni) a Doppio Slalom; nel 1993 (a vent’anni) a Il pranzo è servito.
Matteo Renzi, classe 1975, a 29 anni Presidente della Provincia di Firenze, a 34 Sindaco di Firenze, a 38 segretario del PD, a 39 Presidente del Consiglio, nel 1994, diciannovenne, partecipò al telequiz di Canale5 La ruota della fortuna.
[A proposito: Hitler: a 36 anni leader del Partito Nazionalsocialista, a 44 Cancelliere del Reich. Stalin: a 43 anni Segretario Generale del Comitato Centrale, a 47 Capo dell’Urss. Mussolini: a 36 Capo del Partito Fascista, a 39 anni Presidente del Consiglio]
Ancora, il 18 ottobre 1975, dalle colonne del Corriere della Sera, Pier Paolo Pasolini scriveva: “Se i modelli son quelli, come si può pretendere che la gioventù più esposta e indifesa non sia criminaloide o criminale? È stata la televisione che ha praticamente concluso l’era della Pietà, e iniziato quella dell’Edonè. Era in cui dei giovani presuntuosi e frustrati a causa della stupidità e insieme dell’irraggiungibilità dei modelli proposti loro, tendono inarrestabilmente a essere o aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino all’infelicità”.
Gli esemplari umani recentemente consacrati mediaticamente come personaggi istituzionali e politici (Renzi, Boschi, Serracchiani, Salvini, Di Maio, Di Battista, Meloni, ecc.) sono, prima di tutto, leader mediatici abili nella spettacolarizzazione di se stessi, sono l’incarnazione dell’affermazione dell’Immagine sulla “Statura”, dello Spettacolo sulla Politica, del marketing sull’esperienza. Questi “giovani politici” sono stati graziati dalla logica da Grande Fratello della “nomination”, hanno partecipato al talent show della non-Politica moderna, e hanno vinto (forse). Se siano stati scelti e nominati da chissà quali alte sfere del Dominio, “cupole” anche diverse tra loro, non è dato sapere con certezza, ma i segnali che siano figure compiacenti e collaborative ci sono…
L’appartenenza alla MediasetGeneration in parte li scagiona, perché è mutazione genetica, poiché essi possono essere ritenuti innocenti delle strutture mentali alle quali obbediscono; ambizione e successo. Ma possono essere ritenuti inconsapevoli dell’arroganza generazionale, del modernismo scalpitante, e del superomismo che li descrive nel loro carrierismo data l’appartenenza alla società dell’opulenza? *

* [ brani estratti da Nemici Politici_Pubblici Nemici, 2017 ]

Ehi Silvio! Il grillismo sei [anche] tu!

Caro Silvio,
da AdnKronos, in data 23 giugno, leggo le Sue parole da ‘amico degli animali’:
“Grillo comico era formidabile, peccato che si voleva sempre far pagare in nero… É una battuta, assolutamente…”. Come suonano bene, come quelle di un ‘pentito’.
Addirittura, intervistato, ha aggiunto “[i M5S] sono tutte persone che prima a grandissima maggioranza non avevano mai fatto niente di buono per sé e per la loro famiglia. […] Adesso sono loro i veri professionisti della politica ‘perché vivono dell’indennità parlamentare’. […]”
Ricordo così, caro Silvio, che Lei costruì prima la strategia mediatica in piena Tangentopoli (1991-1992), poi il suo partito in una manciata di mesi (tra il 1993 e il 1994) con riunioni private (privatissime) alle quali partecipava tutto lo stato maggiore e i giornalisti delle sue aziende: Adriano Galliani e Fedele Confalonieri, il giornalista Paolo Del Debbio, i conduttori Maurizio Costanzo e Giuliano Ferrara, i direttori dei periodici Mondadori, e i direttori dei Tg Emilio Fede ed Enrico Mentana. Veda Silvio, che al di là della forma, nella prassi non è che ci sia tanta differenza tra il Suo partito-azienda e l’azienda-partito Casaleggio.
Rimanendo sui fatti, rammento quel 26 gennaio 1994, quando dalla sua triade orwelliana (non a caso formatasi nella sua forma definitiva nel 1984) Lei emanò il grande messaggio presentandosi alla nazione, in cui tra le tante evocative parole disse: “[non voglio] vivere in un Paese illiberale governato da forze immature, e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare.”

Quello che Lei ha fatto tramite la luminescenza degli schermi – grandi – delle tv posizionate nei salotti italiani, da qualche anno Grillo lo sta facendo da schermi più piccoli ma sempre luminescenti e ancora più piatti, quindi senza profondità e superficiali. La stessa assenza di profondità e la stessa superficialità sono elementi distintivi della Cultura politica e sociale, appunto intangibile e vacua, che non avrebbe potuto far altro che peggiorare dopo la violenta svolta da Lei operata sdoganando la supremazia del noi/loro, del pensiero-debole, dell’ognun-per-sé, della personificazione e infine della spettacolarizzazione su quella che avrebbe dovuto rimanere l’Arte Nobile della Politica.
Chi ha legittimato la ‘coscienza liquida’ capace di cambiare opinione a ogni tramonto? Chi ha avallato le ambiguità sottostanti i conflitti d’interesse e il controllo diretto dei canali informativi facenti capo al vertice dell’apparato politico?
Sta cercando il responsabile? Si guardi allo specchio!
Sulla battuta dei ‘soldi in nero’ potrei ricordarle la sentenza di condanna definitiva a quattro anni che La toccò nel maggio 2013 (frode fiscale, processo Mediaset).
Ma ciò è nulla a confronto con l’aspetto peggiore che Lei ha rappresentato per la cultura sociale e per l’immaginario collettivo. Lei ha reso ‘eroico’ il reato fiscale, mostrandone una legittimità morale quasi eversiva, come fosse una pratica lodevole, come fosse un gesto di difesa da uno Stato che lei ha sempre dipinto come oppressivo (non che non lo sia in alcuni casi); ma tale messaggio si è sublimato fino a diventare costume popolare.
E ancora: le enfatizzazioni e le interpretazioni della realtà che i suoi “giornalisti” hanno prodotto e diffuso per anni, oggi con il M5S sono solo estremizzate (e palesi) perché riprodotte e ri-divulgate da non-professionisti, ossia dai cittadini esasperati che non possono più fidarsi della informazioni derivanti dai media tradizionali; quelli che lei ha sempre posseduto.
La furbizia, caro Silvio, la furbizia estrema è il virus che lei ha liberato! Quando la politica la adotta come modus operandi può solo cristallizzarsi tra le moltitudini popolari, e oggi ci ricade addosso da ogni direzione.
Il grillismo di popolo (non tanto quello dei suoi leader), fatto anche tanto di credulità e arrivismo pur poggiando su istanze legittime derivanti dalla necessità di rispondere allo “schifo politico”, è il prodotto sub-culturale dell’anti-cultura che le sue aziende mediatiche hanno sempre proposto. È tramite i dettami, tramite i modelli esistenziali e culturali che Lei ha iniziato a diffondere e legittimare e rappresentare, che l’attuale regime della mediocrità si è instaurato. Non ha forse mostrato Lei, tramite molteplici trasmissioni tv, che la fama e il successo avrebbero potuto toccare chiunque nonostante l’impreparazione e l’inconsistenza? (e infatti Lei è responsabile anche di alcune dinamiche del Renzismo)
Attaccare questa filosofia perché avversaria nella corsa al potere e perché si è fatta più appariscente e moderna (web e teatralità estrema) grazie alla struttura immateriale e “gassosa” del M5s, non solo è facile, ma anche immorale dal Suo pulpito. (Sempre di potere da broadcast si tratta).
Caro Silvio, non insinui che figuri come Di Battista e Di Maio non meritino lo scranno ben remunerato perché prima, prima del M5s, non “lavoravano” (forse questi baldi giovani – come milioni di altri – un lavoro non lo hanno mai avuto per i provvedimenti dei suoi governi), perché Lei, come fonte, è ancora sospetta; quanti figuri e quante soubrette e quanta mediocrità ha miracolato regalando loro scranni istituzionali?
Caro Silvio, gli emblematici Di Battista e i Di Maio si sono arrangiati in pieno spirito self-made man (il suo motto pseudo liberale, no?!), hanno solo trovato il modo di rimediarselo, un lavoro, magari proprio con la ‘furbizia’ che lei ha dimostrato essere vincente.
Chi, per primo, ha condotto vallette, soubrettine e personaggi tv nelle sfere istituzionali? Sempre Lei caro Silvio!
Nell’affermare che quelli del M5s non “non avevano mai fatto niente di buono per sé e per la loro famiglia” si rende conto del cortocircuito teorico che crea, della debolezza logica di un tale teorema? Veramente vuole confrontarsi eticamente con la Società e con tanti cittadini italiani? (Sarà mica un po’ di arteriosclerosi?)
Si riposi caro Silvio, ne ha bisogno. Il paese ne ha bisogno.

Giuseppe Giusva Ricci

Per Traini, pena sì ma anche le scuole e i ragazzi.

“Un giorno il fascismo sarà curato con la psicoanalisi.” [Ennio Flaiano]

Il disgraziato ragazzo di Macerata andrebbe portato nelle scuole a parlare con i ragazzi, ma non per mettere il “mostro” alla gogna, ma per fargli raccontare l’infelicità che lo ha portato a essere ora e per sempre irrimediabilmente e mostruosamente infelice.

La dottrina di cui Traini si è fatto portatore (come tanti altri integralismi: fate caso all’età che lo accomuna anche ai terroristi Isis come a diversi folli d’ogni putrefatta ideologia attuale e passata) è dottrina d’odio e si nutre delle infelicità e delle frustrazioni del singolo, che hanno scatenato in lui altre frustrazioni impossibili da sfogare colpevolizzando gli Altri, i Diversi – qualunque diverso: non a caso vittime dell’intolleranza sono stati, tra gli altri, gli omosessuali, i non italiani, i diversamente pigmentati, e chiunque la “pensasse” diversamente – e questo agire, questo pensare, osteggia l’unica vera cura per la serenità e la pace con se stessi, ossia il guardarsi dentro, il curarsi e l’arricchire il proprio animo.

Ogni integralismo adotta come prima vittima il proprio sostenitore e lo brutalizza rendendolo ‘pazzo’, perché l’odio è doloroso e insopportabile anche quando sembra di poterlo indirizzare ad altri.

Dunque portate Traini davanti ai giovani e fategli spiegare la sua rabbia in modo che se ne possa liberare (sì, per salvarlo, per avere un infelice in meno, per non nasconderlo alla società e recuperarlo), in modo da far comprendere ai ragazzi quanto la “banale” serenità possa essere preziosa. Fategli incontrare i Diversi in modo che possa capire quanto nessuno è diverso nelle paure, nelle debolezze, nelle speranze e nelle fatiche quotidiane.

Fategli raccontare che adesso, lui, per molte e molte sere, non avrà più un semplice divano e una tv da godere magari annoiandosi a piacere, che non avrà più un letto comodo, che non potrà più scegliere cosa mangiare in qualsiasi momento della giornata, che non potrà più ridere con gli amici, che non potrà uscire a prendersi un gelato, che non potrà più accarezzare la sua ragazza, che potrà vedere il sole solo da una finestra, che non potrà sentire l’odore della primavera.

Fategli raccontare che se invece di quei due libri sul comodino ne avesse avuti altri, magari anche quelli ma poi altri, le cose sarebbero andate diversamente anche per i suoi famigliari ora obbligati a vederlo solo in una stanza grigia e chiusa; che avrebbe ancora le sue sacrosante libertà.

Fategli spiegare che quello che ha fatto è forse solo l’ultimo errore, il più tremendo, di una vita lasciata alla deriva tra imposture più grandi di lui, scritte e urlate da furbastri e impostori; e che se voleva indurre qualcuno a pagare per le proprie debolezze o colpe, ora e da quei momenti di delirio queste si sono riversate -giustamente- tutte su di lui con stessa ferocia.

Fategli spiegare che i pensieri che lo hanno catturato sono molto semplicemente la strada per l’infelicità permanente che non ammette la comprensione da parte del sentimento pubblico, che non ammette la comprensione dei suoi sentimenti: è la vana ricerca dell’equilibrio desiderato per se stessi che, delusa, può sfociare nella prepotente pretesa di trovare un equilibrio nell’ambiente circostante.

Insomma, non nascondete il mostro rendendolo mito oscuro; mostrate la disumana ottusità che lo ha catturato, e specificate che la parola cattiveria ha origine dal latino captivus – prigioniero (di se stesso) – e che quindi il suo essere [stato] cattivo è stata ed è la sua prigionia più pesante. I cattivi esempi servono per non essere seguiti, e nessuno vuol essere così infelice fino a odiare se stesso e gli altri.

[…che poi dal quel assurdo e tragico 3 febbraio 2018 al 4 marzo, data delle elezioni politiche, tutte le propagande politiche e l’attenzione dei media si sia lasciata distrarre dal “neofascismo” e dall’antifascismo è un’altra storia, ma una storia che ha quasi consegnato il paese al M5stelle e relative peripezie che ormai conosciamo.]

Giuseppe Giusva Ricci

Lampedusa 117 

 

Votare non serve a niente vero?!  

“se servisse a qualcosa non ce lo lascerebbero fare”, 

“tanto sono tutti uguali”, 

“destra sinistra non esistono più”, 

…poi però qualcuno che ha vinto e governa perché qualcuno invece c’è andato a votare e questo qualcuno – in qualche modo – ha delle responsabilità dirette e indirette su certe tragedie.

Certo (forse) il voto non ci e vi serve, forse, in modo diretto, ma non è per quello e in quell’ottica che occorrerebbe scegliere, il voto di chi può esercitarlo dovrebbe servire a migliorare la Condizione Generale, quella altrui più che la nostra vacua egositica limitata esistenza.

Il voto, cari snob e alternativi da supermarket, è un residuo minimo, infinitesimale, che indirizzerà ciò che accadrà, il futuro, è matrice microscopica di quello che accade attorno a noi (certo come tutte le cose che facciamo quotidianamente).

Ecco perché ci sono delle responsabilità quando si vota, (e quando non si vota), tragedie come quella di ieri nel Nostro Mare lo dimostrano, se da tempo il Mediterraneo è totalmente sguarnito di soccorsi è perché certi figuri politici “eletti dal popolo” hanno voluto così.

Non è più un gioco di slogan al sapor-di-terrore, e se credete al Salvini che vi ha inviato la sordida e solita doseVideo di ipocrisia salva coscienza, ponendo tutto sulla mistificazione che – se muoiono in mare è perché partono, e se partono è perché sanno che ci sono le ONG che li aiutano e perché i porti sono aperti, quindi chiudiamo i porti e fermiamo le ONG così Loro non partono più… – allora siete proprio degli stronzi!

…e adesso? Adesso non è più questione di Politica, adesso c’è di mezzo l’Anima …la Vostra, la Nostra! Quella di un continente, quella di un Paese Intero, quella nostri dei salotti, delle nostre tavole imbandite, dei nostri letti che non ne possono più di coccolarci carnefici.

Pensate che un po’ di yoga e veganesimo possa rendervi immacolati? 

Pensate che la messa della domenica e l’invasione-suggeritavi a favor di quiete che non avrete e patriottismo da sudditi vi serva da scusante?  

Avete scelto male, è il male si paga, lo paghiamo Tutti.

Pensate che un meet-up a base di buone intenzioni e la lettura del Vangelo possa risciacquarVi la coscienza? …sarà un po’ più dura, da oggi in poi!  […poi sarò io che mi sbaglio perché credo ancora ci siano molti individui dotati d’animo].

Per mio conto, intanto, ho pregato gli Dei di concedere un’accelerazione dell’evoluzione della specie, ho pregato affinché domattina tutti gli EsseriUmani che vogliono affrontare deserto e mare siano dotati di resistenza rettile e branchie …in modo che nuotando-camminando sul fondale possano raggiungerCi, possano fottersene dei Vostri delinquenti confini: che non sono nazionali, ma sono etici e morali.           

Per mio conto, intanto, sogno che la prossima estate, dalle acque che contengono la nostra penisola riemergano camminando sulle loro gambe di splendidi corpi ebano luccicanti salsedine tutti quelli esseri che abbiamo lasciato morir a polmoni affogati e gelati dal freddo, e così belli e luminosi attraversino le spiagge affollate e profumate di creme antiSensidiColpa, Loro come protetti da un campo magnetico sovrumano impossibile da ledere e da scafilre, che camminino verso il dove vogliono senza degnarci di quello sguardo cui non siamo degni.

Giuseppe Giusva Ricci

A te che non sei razzista ma… hai solo paura

Non facciamoci vessare lo spirito da inquisizioni che prima necessitano d’inventare eretici per poi arruolare inquisitori. A voi che “io non sono razzista ma…”; a voi che se qualcuno non avesse pronunciato la parola ‘risorse’ non avreste altro termine da vomitare; a voi che “è colpa dell’Europa, della Merkel e della Boldrini”; a voi che gli stupri e gli omicidi degli italiani non ispirano alcun post su Facebook; a voi dei 35 euro, a voi che non basta la PayTV, l’aria condizionata, un’auto per ogni componente della famiglia, la vacanza esotica, il centro benessere, l’aperitivo al costo di 10 pasti, e tutti gli accessori per la seduzione firmati; a voi che “tanto non c’è più niente da fare” perché non avete voglia di fare niente; a voi che vi mettete a lutto quando il vostro idolo sportivo si rompe una gamba anche se passa la convalescenza a Montecarlo con i soldi delle tasse che non ha pagato (e che fa pagare a voi); a voi che date del buonista a chiunque per autoassolvervi delle vostre cattiverie; a voi che non differenziate ma semplicisticamente e comodamente dividete: la ‘mia’ e vostra fortuna è solo fortuna d’essere nati nella piccola porzione opulenta del pianeta, anziché in quella affamata e massacrata dalle guerre fatte con le nostre armi. La ‘mia’ e vostra fortuna non sottende alcun merito, occorre solo ringraziare il caso. Pensare di accentrare i ‘mali del mondo’ sugli altri servirà solo a odiarci a vicenda. (…e non sto parlando della giustizia che certo è fondamento di ogni buona società, che certo serve aggiustare).
Non siate dei Mr Jack Torrance. –Ve ne prego!- Non siate folli d’avidità e di sensi di colpa nei confronti di voi stessi, perché non vi siete curati del vostro tempo, gettandolo, perché non vi siete mai amati tanto da riconoscervi responsabili (seppur in parte, quella più importante) della vostra esistenza che, per natura, come quella di tutti, è costellata di fallimenti e debolezze, e che non avete mai saputo accettarla così da accumulare quel rancore che oggi scagliate verso i primi che trovate, i più facili perché più visibili dalla vostra miopia tipica di chi è perfettamente integrato in un sistema che altro non vuole se non il vostro odio e il vostro egoismo per potersi riprodurre. Non facciamo il ‘loro gioco’ del cristallizzarci in miliardi di singoli stronzi impazziti dal ‘volere-tutto’.

A voi che avete convinto le istituzioni al rifiuto umanitario e nemmeno ve ne siete accorti -d’aver vinto-, perché per molti come voi l’importante è incolpare qualcuno che non sia quello che vedete allo specchio; voi che non sopportate l’umano imbarazzo che ci provoca il vedere l’oscenità della Povertà Vera sbattutaci in faccia tra una partita e l’altra, e che dunque temete possa contagiare, e che dunque temete possa scrollare di dosso le insane convinzioni da occidentali saturi di colesterolo lasciandoci in balia della reale condizione di sussistenza in cui molti non credono di versare dati i consumi da schiavo: spero che tutti i diversi [chi è diverso?] dalla nostra normalità [chi è normale?] spariscano per magia in una sola notte così che in molti possiate provare la solitudine del vostro rancore, sentirne il rantolo, che in fondo vuole solo comunicare quel qualcosa che non va. A chi darete la colpa, dunque, voi che in cuor vostro – ne sono certo- non sopportando più la nauseante sensazione dell’odiare siete spinti a odiare ancora di più? Non ci sarà più nessuno da incolpare dell’infelicità che non si sopporta. Che non si sopporta perché non pare possibile sia condizione comune a tutti.
A voi che “la politica fa schifo” perché la intendete in modo autoreferenziale e narcisistico fino alla vostra stessa implosione in innumerevoli contraddizioni; finalmente vi siete accorti che il mondo è complesso e la vita un groviglio lacerato da istanti di quiete che solo in pace vale la pena?
Non temiate la ‘fatica’ di voler comprendere… ‘qualcuno’ ha dipinto tutto come caotico e difficilmente comprensibile… e lo ha fatto apposta. Forse, in realtà, basterebbe ascoltare l’intima umanità che ognuno possiede, spogliandola delle assurde vanità moderne e dei banali orgogli. Siate degni della vita che come incidente ha colpito, che ogni istante e per tutti è suscettibile di dolore e fallimento, che non dipende da miserabili ancor più disgraziati di noi, ma semmai da noi stessi e dal Vero Potere che ci vuole inginocchiati, sacrificali, e pronti a volerci male in Suo nome e per Suo conservazione e spettacolo.

Giuseppe Giusva Ricci [02/09/2017]

/ artwork: Paul Ramsey /

Quanta miseria in un solo uomo.

Mi ero ripromesso (e ci sono riuscito) di non scrivere sul nostro #MinistrodellaPaura aka Matteo Salvini nel giorno di Catania e Pesaro. Ma questo era ieri, e sempre ieri non è stato difficile starmene a cuccia, perché in fondo cosa c’era da aspettarsi dal Nostro-Mostro, la mattina di Santo Stefano, crollasse il mondo, se non un’immagine della sua colazione, ancora in piena formula di propaganda a dispetto della realtà quella vera!?!

Ma oggi no, oggi non posso tacere; e non ancora sulla Sua colazione ma sulle parole che ha adottato in sua difesa-attacco nei confronti delle critiche ricevute.

Quando il Nostro-Mostro spara l’ennesimo videoMonologo:

” […] vivono male anche durante le feste, pensate che oggi per molti giornali ecc. …qual’era il problema di parlamentari di sinistra senatori di sinistra deputati di sinistra consiglieri regionali di sinistra: Salvini, Salvini che la mattina fa colazione con pane e Nutella, confesso, confesso questo mio enorme difetto, questo mio torno, mi piace la Nutella, mi piace il cioccolato, mi piacciono le barrette e gli ovetti Kinder, mangio le Girelle, mangio i Flauti, e ogni tanto il gelato: certo che se l’opposizione Voi la fate attaccando il pane e Nutella del Ministro Salvini Noi stiamo al governo non per vent’anni, per trent’anni.”

Bene, caro (si fa per dire) Salvini, la questione è semplice: o Lei è un farabutto-nato o Lei è uno stupido (non da escludere entrambe le peculiarità): qui la questione non è con cosa Lei faccia colazione, non è questione di essere di sinistra o destra o centro, non è questione di essere, come dice Lei “intellettualoni” o altro:  la questione abita il contesto dell’educazione, della sensibilità umana e democratica, della consapevolezza politica e del ruolo istituzionale che ricopre a nome di Tutti gli Italiani (anche quelli che come me la schifano).

Lei, difendendo questo ” pane e nutella” vorrebbe e crede di difendere i gusti popolari e lo fa a scopo propagandistico, per cercare affiliazione ancora popolare e dunque in nome della propaganda permanente, ma anche gli intelletti meno formati e tanti suoi elettori non possono non riconoscere una sua totale inadempienza alla Sensibilità, al buon gusto che prima di tutto dovrebbero concedere dignità a un uomo e poi a un Ministro della Repubblica.

Ecco caro (si fa per dire) Ministro Salvini, lei (per quel che mi riguarda) può fare colazione anche con fragole e Champagne, anzi forse la stimerei di più, ma non in certe drammatiche mattine: per favore tenti di trovare dentro di Lei un briciolo di dignità.

Giuseppe Giusva Ricci

 

Suffragio Universale? È ora di smetterla!

Negli ultimi anni (diciamo pure dalla comparsa delle propagande delle Lega salviniana, del M5s, dei ‘movimenti’ d’ultra-destra, di partituncoli vetero-comunisti, e — per alcuni aspetti — del Renzismo) una questione che la politica ha sollevato, innescando dubbi e mortificazione negli animi sensibili alle istanze del funzionamento democratico delle istituzioni e dunque della società, è quella che induce a riconsiderare e a chiedersi se il Suffragio Universale sia ‘pratica’ ancora valida al fine di mantenere l’equilibrio democratico ma anche un ‘giusto’ diritto alla partecipazione libera e popolare alle cose dello Stato e, dunque, della Società.
Certo è che con cinquant’anni tra DC e Berlusconismo questo dubbio avrebbe potuto sorgere anche prima, ma una volta, a parte l’assenza dei social, i protagonisti della politica non facevano appello in modo becero agli istinti più bassi e all’ignoranza diffusa, anzi, la dimostrazione di un certo livello culturale era cavallo di battaglia. “Protagora esaltò il valore paritario dell’interpretazione della realtà da parte del singolo, ponendo (almeno filosoficamente) tutti gli individui allo stesso livello, facendo sorgere l’idea che tutti sono capaci di partecipare alla vita politica “a patto che questa loro disposizione sia adeguatamente sviluppata mediante l’educazione”; nello stesso periodo di vivacità filosofica, scaturì il pensiero di una Tecnica superiore capace di gestire le abilità materiali e di indirizzarle verso il bene comune, la Politica. Tra III e IV secolo a.C., saranno Aristotele, Socrate, Platone e Callicle a filosofare sui concetti di Politica, e sulla forma ideale di uno Stato. Per Socrate la Politica era intesa come un’attività finalizzata all’educazione dei cittadini per renderli migliori. Aristotele, nel suo Politica, definisce lo stato come una comunità di persone uguali, il cui fine è migliorare la vita, e individua varie condizioni necessarie per la sua realizzazione, tra le quali una classe di cittadini cui spetta di governare e un’altra di non-cittadini (mercanti, meccanici, contadini) destinata a lavorare, per lasciare alla classe superiore la possibilità dell’ozio utile alla pratica della virtù e all’attività politica. Anche per Platone, nel suo Repubblica, lo stato ideale è diviso in classi (dotate di diverse tipologie di anima), e solo a una di queste è destinata un’educazione speciale a cura dello stesso stato, in vista del fatto che sarà la stessa classe a ri-governarlo.

Platone — includendo anche il controllo delle Arti — prevedeva anche forme non-ideali di stato caratterizzate da progressiva degenerazione, quali l’oligarchia, la tirannide e la democrazia stessa, teorizzando così la corrispondenza tra le forme degenerate di stato e una tipologia d’uomo intellettualmente e moralmente inferiore. Per Aristotele e Platone la democrazia e la tirannide rappresentavano le forme peggiori di governo, mentre fissavano nella Politìa la forma più vicina all’ideale. Ritenevano che le forme peggiori (tirannide, oligarchia, democrazia) si sarebbero sviluppate nei casi in cui i governanti avessero governato nel loro interesse e non in quello della comunità; solo la Politìa avrebbe potuto soddisfare l’ideale della felicità comune; facendo prevalere gli interessi medi, e non quelli dell’eccessiva ricchezza o dell’eccessiva povertà, entrambi capaci di originare e diffondere sentimenti maligni.”*
Oggi, osservando i contenuti che appaiono sui social ad ogni evento politico-sociale, o ancora peggio in maniera permanente in relazione alla campagna elettorale altrettanto permanente, sembra confermata la veridicità dell’enunciato di François-Marie Arouet detto Voltaire: “Quando la plebaglia vuol mettersi a ragionare, tutto è perduto”.**
Se si concorda sul fatto che nella modernità mediata dai monitor esiste un disegno de-formativo riutilizzabile politicamente, non si può non essere stufi del dilagare di una nuova forma d’ignoranza che in modo reazionario tende a erigersi a conoscenza; in parole povere, non se ne può più di esternazioni tipo “governi non eletti dal popolo” e cioè non si può permettere che, come ha scritto Michele Bruson, “[a]d aprirvi gli occhi [siano] persone senza titoli di studio o competenze specifiche che guadagnano con la vostra capacità di credere a qualsiasi cosa”.
Cos’è che qualifica un individuo e lo classifica tra coloro che hanno diritto alla scelta/partecipazione politica volta a designare chi poi dovrà gestire la cosa pubblica, la società e la vita del paese? In questa società che si esprime per funzioni e (talvolta) per meriti in ogni sua dinamica e ramificazione, perché un semi-analfabeta o un individuo che ignora anche solo la Storia degli ultimi cinquant’anni dovrebbe aver lo stesso diritto/potere di chi invece si è in-formato?
Henri-Frédéric Amiel spiega alla perfezione i pericoli intrinseci dell’uguaglianza a tutti i costi e della democrazia coatta: “[…]la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’Uguaglianza, che dispensa l’ignorante dall’istruirsi, l’imbecille dal giudicarsi, il bambino dall’essere uomo e il delinquente dal correggersi. Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento”. ***
Allora questa è l’epoca in cui muore il suffragio universale?
Le regole della democrazia formale, basata sul Suffragio Universale, hanno fallito?
Dal mio punto di vista, sì!
La democrazia ha fallito, proprio come intuì Platone presagendo la degenerazione progressiva (oligarchia, tirannide) degli uomini intellettualmente e moralmente dimezzati. Perché non c’è stato modo; la tecnica, l’opulenza e i mezzi di comunicazione di massa (stampa, radio, cinema, TV, web) hanno orientato la tendenza gestendo il libero pensiero; e anche l’avanzamento tecnologico delle sempre più sofisticate e alte definizioni può essere considerato come elemento di distrazione dai contenuti il cui livello è comunque sempre più basso.
Se è vero che la nostra libertà di pensiero è prodotta dalle nostre coscienze e dalle nostre menti, la convinzione di essere veramente liberi di pensare pensieri propri è ormai indice di superbia. La Libertà di Pensiero va conquistata! La comunicazione — che non è necessariamente cultura — a tutti i livelli, è troppo condizionata e dunque condizionante. La nostra mente è un derivato di altre menti potenti nei mezzi, e la nostra supposta libertà di pensiero è roba da minorati, un modo di dire vuoto e banale. Per una libertà di pensiero autentica occorrerebbe dedicarsi alla ricerca e alla formazione quasi permanenti (che il sistema dovrebbe fornire); nell’iper-complessità che ci circonda sono necessarie elaborazioni sui propri stessi pensieri per comprendere quanto questi siano indotti o, invece, prodotti da sintesi tra criteri e conoscenze non superficiali, ossia conquistati con l’impegno e l’interesse e il sacrificio intellettuale, tutti elementi invisi alla massa — che però, per Dio, ha il diritto di votare.
Ce lo aveva già detto Kant: “L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da una condizione di minorità di cui egli stesso è responsabile. Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di altri”, ma anche, più di recente, Galimberti: “[L]’Illuminismo […] è un atteggiamento, una condotta, una pratica di vita, un esercizio del pensiero da cui non è possibile esonerarsi […] Quindi un compito etico da trasmettere da una generazione all’altra, un compito infinito che si ripropone”.
Perciò è troppo semplice, ormai, pensare di poter scegliere, di avere le capacità di scegliere, solo perché si è convinti di pensare con la propria testa. Ai tempi di Internet quest’asserzione non significa nulla! Il problema è che troppo spesso la testa e la coscienza obbediscono a sottoculture mediatiche, o peggio ancora ai dettami diffusi tramite materiale falso e mistificatorio, prodotto proprio per ottenere il consenso dopo aver solleticato la vanità dell’autodeterminazione e della libertà ultrasoggettiva e/o apparentemente anti-sistemica.Occorre invece che la conoscenza e la capacità critica si fondano nella personalità dell’individuo, diventino parte della sua indole e non rimangano freddi accessori che possono essere scavalcati da istinti egoistici o cavalcati da Nemici e impostori spregiudicati. Occorrono coscienze che non si facciano accecare dalla rabbia per gli accadimenti sociali, così che possano sempre agire politicamente in modo ponderato, senza lasciare spazio alle sub-ideologie né libertà d’azione a strani figuri capaci di fomentare le masse proponendo soluzioni semplicistiche o populistiche dei sempre più gravi problemi socio-economici.*
Tocqueville sosteneva che “la maggioranza è come una giuria incaricata di rappresentare tutta la società e applicare la giustizia che è la società”; la questione della legittimità del Suffragio Universale torna dunque violentemente come un dissidio interiore alle nostre coscienze che proprio per difendere il bene comune temono il ‘bug’ intrinseco.
Certo la questione che s’introduce — del Suffragio Universale limitato o di una democrazia ponderata relativamente al diritto al voto — potrebbe essere intesa come uno smottamento della democrazia e come un limite alle masse non abbienti e impossibilitate a formarsi culturalmente, ma non è così. Da che mondo è mondo i ceti privilegiati hanno sempre e comunque avuto la possibilità di istruirsi e formarsi, ma per i ceti subalterni o medi l’accesso alla conoscenza con l’obbligo scolastico è una conquista relativamente recente, conquista che ha cominciato ad essere minata alla base da un depauperamento progressivo e sistematico della scuola pubblica quando è stato chiaro che la Cultura apre davvero le menti. Il ceto medio-basso e basso che aspira a un miglioramento sociale, culturale ed economico deve convincere i propri figli a studiare seriamente e a non lasciarsi ammaliare dal sapere mordi-e-fuggi che viene spacciato per cultura, investendo tempo e sostanze difficili da racimolare nella formazione. Per chi appartiene alle classi veramente emarginate e povere per cui l’istruzione, non solo quella superiore, ma anche quella ordinaria, di base, è un di più, la conquista della Cultura dipende ancora e sempre dall’impegno e dalla volontà di istruirsi da autodidatti e senza la guida delle agenzie formative istituzionali; questa conquista e il sacrificio che comporta andrebbero ricompensati.
In questo senso pare iniquo che abbiano diritto al voto, e dunque alla decisione, anche coloro che da sempre vivono dignitosamente del loro mestiere ma anche nella quasi totale ignoranza, che è ignoranza per scelta, scelta di spendere il tempo libero con l’Intrattenimento anziché con la Cultura, che invece potrebbe regalare una coscienza pronta a percepire e a elaborare.
Allo stesso modo pare ancora iniquo che altri, privilegiati in partenza, pur potendo studiare, abbiano rinunciato a formarsi o si siano accontentati di conoscenze mediocri e irrilevanti e di sistema, inutili alla formazione di una coscienza utile, ma utili per produrre quel brusio di lamentele a posteriori — e scorrette.
La ricompensa onorevole per l’individuo volenteroso, e cioè il diritto al voto, alla decisione, all’opinione utile, dovrebbe spettare solo a chi ha lavorato alla propria consapevolezza o almeno per ottenere anche conoscenze minime di cultura generale.
Come ho già scritto altrove, “l’elemento discriminante non dovrebbe poi essere la capacità soggettiva di ‘comprendere’ lo stato delle cose, ma la mancanza di conoscenze minime, anche banali, che sono le credenziali utili a qualsiasi discernimento. Con il declassamento della Cultura a favore della Comunicazione e dello Spettacolo, la sovranità non può più appartenere indiscriminatamente al popolo iperdistratto e fuorviato, e ciò non ha nulla a che fare con la democrazia che è sinonimo di uguaglianza giuridica e di tensione dello Stato verso il Bene Comune. È necessario un nuovo formato di partecipazione alla cosa pubblica, un nuovo paradigma che conceda certamente a chiunque la possibilità di partecipare, ma questo deve sottendere una minima preparazione, a sua volta innescata da un minimo interessamento precedente”.*
Insomma, forse basterebbe una patente, molto semplice da acquisire, con un esame sui fondamentali; ma in tanti dovrebbero almeno mostrare interesse oltre a dirsi presenti.

Giuseppe Giusva Ricci

*Giuseppe Giusva Ricci, Nemici Politici, 2017
** Voltaire, Correspondence, 1766
***Henri-Frédéric Amiel, Frammenti di diario intimo, 12 giugno 1871

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