I carnefici di Willy ? Non sono bestie, sono ragazzi moderni (perfettamente riusciti).

Gli aggressori di Willy non sono nati assassini (o almeno non oltre la primordiale propensione di cui tutti disponiamo in qualche angolino più o meno oscurato dalla rete delle cosiddetta civiltà).

Non è vero che siamo tutti responsabili, o meglio, ci sono “figure” con più responsabilità, la “nostra” – per alcuni di noi -, sta nel fatto di non aver agito in tempo, per altri tantissimi di essersene fregati da sempre per comodità; la “nostra” responsabilità sta nel non aver “tirato giu” tralicci di ripetitori televisivi, e nell’aver accettato qualsiasi contenuto della produzione culturale di massa.

Guardate, nelle foto, (se avete voglia cercate i loro profili Instagram, uno a caso, al di là degli eventi: @_gabrielebianchi_ ) i loro volti, i loro segni identificativi, quell’AK-47 Kalashnikov dorato al collo, la loro “estetica”, i loro vezzi, le loro volontà tatuate e le loro schiavitù omesse: sono l’emblema delle loro essenze; più della “frase incipit” che recita: Sono laureato alla facoltà quella del non rispondere!

Si potrebbe scomodare Pasolini, molto, ma basti quel che segue, chi ne conosce certi scritti sa che era già tutto scritto, sa che l’inferno della violenza di macchine che sbattono tra loro sarebbe venuta a galla in tutto il suo orrore infinitamente correlato alla dittatura del consumismo.

I figli che ci circondano, gli adolescenti, sono quasi tutti dei mostri. Il loro aspetto fisico è quasi terrorizzante, e quando non terrorizzante, è fastidiosamente infelice. Orribili pelami, capigliature caricaturali, carnagioni pallide, occhi spenti. Sono maschere di qualche iniziazione barbarica. Oppure, sono maschere di un’integrazione diligente e incosciente, che non fa pietà […] I loro occhi sfuggono, il loro pensiero è perpetuamente altrove, hanno troppo rispetto o troppo disprezzo insieme, troppa pazienza o troppa impazienza. Hanno imparato qualcosa di più in confronto al loro coetanei di dieci o vent’anni prima, ma non abbastanza. Nei casi peggiori, sono dei veri e propri criminali. Quanti sono questi criminali? In realtà, potrebbero esserlo quasi tutti. Essi non hanno nessuna luce negli occhi: i lineamenti sono lineamenti contraffatti di automi, senza che niente di personale li caratterizzi da dentro. La stereotipia li rende infidi. Il loro silenzio può precedere una trepida domanda di aiuto (che aiuto?) o può precedere una coltellata. Essi non hanno più la padronanza dei loro atti, si direbbe dei loro muscoli. Non sanno bene qual è la distanza tra causa ed effetto.” [ -I giovani infelici- 1975 ]

Guardate le foto e ci troverete i modelli “educativi” dell’ultimo quarto di secolo: troverete l’orrenda ricerca di un decoro solo esteriore a dimostrare una qualche superiorità, quella fuga dalla povertà intesa come colpa sociale e da evitare (almeno apparentemente) come la peste, mentre la peste è proprio quel fuggire.

troverete l’ostentazione di una ricchezza materiale di fatto inesistente se non in quei quattro accessori e stracci alla moda che mischiati al machismo rende evidente l’ultimo abisso della cultura berlusconiana consacrata,

troverete la boxe e la palestra intesa erratamente come estremo viatico per esprimere una superiorità fisica adottata e incentrata sull’intimorire l’altro, da cui traspare un’intensa e umana paura della vita che invece non è tollerabile né tollerata dalla modernità,

troverete Briatore (il briatorismo) e il modello di vita fatto a Champagne e altre bassezze che solo il denaro può donare,

troverete la strafottenza di Fabrizio Corona (ospite usuale in tv e legittimato ad esserlo da Barbara D’Urso come da altri sciocchi presentatori e conduttori che lo hanno da sempre invitato),

troverete gli sguardi languidi e para-seducenti (viscidi) dei protagonisti di Uomini e Donne di Maria De Filippi,

troverete il bullismo e la violenza spettacolare di Gomorra, Suburra, Romanzo Criminale e di tanti altri film americani in cui il crimine e la sopraffazione sono spettacolarizzati,

troverete le “forme” e le “pose” del Casamonica che aggredì il giornalista,

troverete un coacervo di vanità e ultra-volontà proprie della cultura dell’apparire ad ogni costo, del volere tutto…

troverete l’alienazione derivante dall’aver seguito tutti questi modelli che nell’essere irraggiungibili e sempre insoddisfacenti (ai fini della Felicità) per forza di cose non potevano non creare mostri disposti a tutto, quindi ecco l’essenza di vittime di loro stessi e di chi ha gestito la cultura di massa ignorando quali prodotti umani avrebbe lasciato come residui nella società reale non illuminata da luci colorate e ripresa da telecamere in studi televisivi;

e infine troverete l’irresponsabilità sociale degli ultimi stupidi politici di destra (che non è destra ma solo volgarità e neo-fascismo) che non hanno mai capito ( e se ne sono sempre sbattuti ) che le loro parole sarebbero diventate azioni nei caratteri più deboli e infimi, l’intolleranza razziale e xenofoba strisciante sono elementi ormai avallati e sdoganati quando non promossi.

Dov’è Willy? Willy è morto: perché in questa società non c’è ormai tanto posto per quelli come lui, ragazzo senza tante stronzate per la testa, con una sana volontà di costruirsi un futuro con il marchio della pelle “non pura” come troppi intendono.

Willy è morto, ma Willy ha vinto, perché ha smascherato l’ultimo (per ora) punto d’arrivo della nostra società.

[…] la gioventù, naturalmente alla ricerca di un movente per la vita, sempre disinformata sulle previsioni di un futuro minaccioso, mortificata e scoraggiata nelle proprie buone intenzioni autoformative e umiliata dal confronto con modelli predeterminati, sceglie lo stordimento da sballo e da sottoculture estreme come viatico per non sentire il dolore della sconfitta da insuccesso, opta per l’autodistruzione (resa seducente dagli impostori culturali) come legittima via di fuga […]” [ Nemici Politici_Pubblici Nemici, 2017 ]

Giuseppe Giusva Ricci

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